Ci risiamo.. come due giorni fa attraccano sul piccolo molo di Athuruga le barche e con loro il pesce fresco… e quando il sole picchia forte, sull'isola si materializza quello che di notte è stato il duro lavoro dei pescatori...
Oggi vado loro incontro, li osservo, i loro volti sono segnati dall'età, dalla fatica, dalle difficoltà di un'esistenza davvero poco agiata. La loro vita è in mare, è il mare. Li guardo negli occhi, hanno una luce, un guizzo che conosco bene, so che significa: anch'io sono isolana, vivo in Sicilia e più precisamente a Carini (Palermo). Noi isolani non riusciamo a vivere lontani dal mare, è quasi la nostra linfa vitale, abbiamo bisogno di vederlo ogni giorno, anche da lontano, anche in inverno quando piove e c'è vento e le onde si increspano… ci dà sicurezza, pace, identità, in un rapporto quasi simbiotico. Se chiedete ad un isolano lontano da casa, cosa gli manca di più della sua terra, ti risponderà fermamente il mare.
I pescatori ad Athuruga trascinano, lungo il molo, una pesante carriola con il pescato del giorno che, alla vista della mia macchina fotografica, non esitano a mettere in mostra. Li saluto mentre il mio obiettivo si sofferma sui dettagli, ma parlano soltanto la lingua locale, il Dhivehi e capisco solo "barabaro" che significa "tutto bene". Il prossimo carico me lo perderò. Eh sì, ci siamo… manca poco al mio rientro.
Salgo sul Dhoni con Simona per la mia ultima escursione in questo mare: il "sunset cruise". Siamo invitate ad accomodarci sul tetto per un aperitivo al tramonto, rimango incantata ancora una volta dalle sfumature calde del cielo, dal sole che solo per noi si lascia ammirare ancora un po' prima di immergersi nell'oceano, dal vento che mi sposta dolcemente i capelli depositando un po' di salsedine, dalle poche nuvole ordinatamente dipinte nel cielo, rimaste dopo il forte ma passeggero acquazzone del pomeriggio, dalla musica in sottofondo e dalla mia anima che funge quasi da amplificatore.
E così, assaporando il nostro ultimo incredibile orizzonte in questo paradiso equatoriale, chiudo gli occhi, respiro in silenzio, afferro saldamente tutti i suoni, gli odori; stringo forte a me questa brezza, i colori di questa terra, le sue forme, i sorrisi della gente, le emozioni vissute, le creature incontrate… e saluto Athuruga, saluto le Maldive e dico, per l'ultima volta e ancora più intensamente: "Shukuria" Maldive.
Grazie.
Irene