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01/11/2023: CHIARA - Isole Fiji

Non mi sarei mai immaginata di venire fino alle isole Fiji, non che io non sia una viaggiatrice, anzi, non che non sia mai stata in terre lontane, tutt’altro, però le Figi non rientravano nei miei progetti, eppure sono qui; la chiamata di Donnavventura è arrivata e io sono partita, per la quindicesima volta, più o meno. Dire che ho perso i conti può sembrare presuntuoso, ma da tanti anni faccio parte di questa famiglia e ogni volta è una gioia e una sorpresa, perché ogni viaggio è diverso e regala emozioni, esperienze e ricordi.
Non avevo un’idea precisa di quello che avrei trovato, anche io, come molti, avevo una visione superficiale delle Figi, solo come luogo di vacanza, fatto di spiagge incantevoli e scenari da film, quelli ci sono naturalmente, ma ciò che mi ha colpito è innanzitutto la cordialità del suo popolo. Tutto si può riassumerne in una parola: bula! È la parola simbolo delle Figi, vuol dire ciao, ma significa anche salute o vita, è un saluto ma anche un augurio e viene sempre pronunciata con un sorriso, il sorriso è fondamentale perché è parte integrante di questo popolo, ospitale e accogliente. È la parola che ricorre più spesso tra le persole e ti fa subito sentire accolto.
La cordialità è stata una costante del nostro viaggio in cui abbiamo cercato di mostrare anche gli aspetti meno conosciuti delle Figi.
Abbiamo trascorso qualche giorno a Viti Levu, l’isola principale, da cui transitano i viaggiatori diretti alle realtà più turistiche, ma già qui qualcosa di interessante da fare si trova, per esempio abbiamo scoperto che alle Figi si produce un caffè molto buono, aromatico e a chilometro zero. La storia è decisamente particolare, perché solamente nel 2011, la popolazione locale ha capito che le piccole bacche rosse che i bambini succhiavano come snack, erano bacche di caffè e le piante crescevano spontanee, ovunque e in gran quantità. Da allora si è cominciato ad istruire le piccole comunità dell’entroterra a gestire questa risorsa, dalla raccolta alla tostatura.
Ci siamo poi imbarcate su una crociera che ha navigato tra gli arcipelaghi Mamanuca e Yasawa, tra i più belli del Paese, scoprendo al contempo gli scenari da sogno e le spiagge bianche che fanno delle Figi una meta molto ambita dai viaggiatori di tutto il mondo, ma anche i villaggi e le piccole comunità isolane, dove si vive in maniera molto semplice, in casupole di legno e pescando e coltivando i prodotti locali. I momenti salienti della giornata vengono scanditi dai tamburi, che richiamano l’attenzione della popolazione e invitano anche ad andare a messa. Le popolazioni delle isole sono in prevalenza cristiane metodiste e le funzioni religiose sono ampiamente cantate. Il popolo figiano ha la musica nel sangue e voci melodiose e dolcissime, abbiamo avuto modo di sentirle in più occasioni, rimanendone incantate.
Il nostro viaggio è stato un crescendo di bellezza, perché dopo la crociera siamo state qualche giorno a Taveuni, la rigogliosa e lussureggiante “isola giardino”. I numerosi corsi d’acqua alimentano una flora che rappresenta la quint’essenza della natura figiana, dalle foreste pluviali alle palme costiere, passando per piante di mango, cocco, papaia, felci, alberi del pane e frangipane, in un tripudio di profumi e colori.
Infine, ci siamo regalate qualche giorno di quasi relax a Paradise Cove, sull’isola di Naukacuvu. Relax si fa per modo di dire, perché più un posto è bello e più ci sono cose da fare, ma anche solo aprire la porta della stanza e ritrovarsi con i piedi sulla sabbia, a due passi da un mare azzurro e invitante, è una sensazione meravigliosa, soprattutto al mattino presto, quando tutto tace e non c’è nessuno in giro se non qualche egretta che zampetta sulla spiaggia o qualche timido paguro che, appena si accorge di essere stato visto, si rintana nella sua conchiglia.
Il nostro viaggio alle Figi si conclude tra i canti e i saluti del popolo figiano, arrivederci o come si dice qui: Moce Mada.


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