8 luglio 2017
Al nostro penultimo giorno su questa piccola isola a sud dell'Atollo di Ari, non smetto di sorprendermi dei suoi fondali.
Mi convinco sempre di più che fare snorkeling significhi immergersi nella verità maldiviana, nella vita che non si vede se non vai giù, e ancora più giù.. ma che dà il senso a tutto. Parte tutto da qui.
Dal mare e dai suoi abitanti.
Viste dall'alto le Maldive sembrano dei bellissimi puntini di sabbia bianca che galleggiano nell'oceano blu ma, se ti avvicini con la lente di ingrandimento costituita dai tuoi sensi, possono riservare non poche sorprese e scatenare anche sentimenti contrastanti, soprattutto se si decide di visitare le isole dei pescatori.
Himandhoo è una di queste, la più vicina ad Athuruga. Dal Dhoni la osservo, è via via più vicina e la prima impressione è quella di un'isola selvaggia, ma anche degradata e povera. I suoi abitanti sono 500 di cui 200 bambini.
Si conoscono tutti, sono quasi una grande famiglia.. Mi immergo nella verità della vita isolana, genuina, semplice, fatta di piccole cose e di sacrifici. Mi immergo in una realtà cristallizzata nel tempo. C'è un silenzio assordante, ci guardano tutti. Siamo per la maggior parte di loro il rumore che spezza quel regolare silenzio. Per altri siamo invece completamente invisibili.
Mi addentro tra quelle viuzze trasandate e colorate, circondate da altissimi alberi da pane e di cocco; tra sdraio improvvisate con le corde da pesca e legate tra gli alberi o sistemate sul ciglio della strada come fossero panchine. Scruto lo sguardo severo, riservato e rigoroso delle donne musulmane interamente coperte con delle vesti scure. Scruto tra i sorrisi della gente che non ha grandi pretese da ciò che li circonda. Tra chi crede che pescare, procacciare cibo e affaticarsi sia il giusto e l'unico senso del vivere. Mi perdo irrimediabilmente tra i sorrisi inizialmente timidi ma sempre disarmanti e curiosi di creature innocenti. Mi guardano, si mettono in posa..come a fare a gara l'uno contro l'altro per regalarci il sorriso più bello, per sentirsi protagonisti, ammirati, per trascorrere una giornata diversa dalle altre.. per sentirsi parte di un "gioco" più divertente rispetto a quello usuale di rincorrersi tra di loro. Un filo d'aria sotto il sole cocente. E davanti a quella scena, scatto un'istantanea intitolata “spensieratezza”! Sorrido, ma un contestuale sentimento di tristezza mi pervade al pensiero della condizione di povertà nella quale versa questa gente.
Mi avvicino al "Banyan Tree", il loro secolare albero sacro simbolo della vita eterna, che prepotente si erge perfettamente al centro di un grande spiazzale. Uno stupendo ficus che dai rami fa scendere sottili tronchi che si radicano nella terra fornendo supporto essenziale all’enorme baldacchino verde.
Una credenza popolare sostiene che se esprimi un desiderio facendo un piccolo nodo in una di queste sottili radici, quando la radice toccherà la terra, il sogno diventerà realtà. Io ho già espresso il mio, non lo dico, così magari si avvera.
Irene