SELAMAT PAGI Maldive! Buongiorno Maldive!
Sempre grata di essermi svegliata in uno dei posti più incantevoli del mondo, mi crogiolo ancora per un po' nel mio letto.
In questi giorni di full immersion maldiviana sono stata, tra le migliaia di straordinarie bellezze, affascinata anche dalla lingua locale. Essa deriva da una lingua dell'India antica, si chiama Dhivehi, che poi è stata influenzata dall'arabo dal francese dal persiano dal portoghese e dall'inglese.
Ha un suono dolce e gentile, come tutte le persone che la parlano e che ci hanno circondate in questi giorni.
Irene mi chiama. Vado a prepararmi. Ci aspetta un'altra intensa giornata.
Quando siamo scese in spiaggia l'impatto visivo è stato come sempre strabiliante: la corona di sabbia dell'isola è talmente bianca e fine che sembra polvere di perle che sprofonda a poco a poco nell'acqua chiara e cristallina.
È guardando più in là che il colore diventa gradatamente più intenso fino a raggiungere i toni del blu cobalto dell'Oceano.
Nel pomeriggio abbiamo raggiunto Himandu, l'isoletta dei pescatori più vicina ad Athurugua. A Himandhoo abitano 500 persone di cui 200 sono bambini.
Entrare nel loro mondo, nella loro vita quotidiana, mi ha toccata molto. Qui si vive di pesca. Nessun lusso, nessuna comodità, o perlomeno come le intendiamo noi, nessuno sfoggio nè esibizione di benessere. Vivono in povertà. Il ritmo della vita è lento, nessuno ha fretta. In sottofondo solo il suono del mare, degli uccelli e di bambini che giocano.
Le donne che abbiamo incontrato erano tutte coperte dai burka neri e sono state inavvicinabili; invece gil uomini sono stati sorridenti, ma schivi e discreti. I bambini, sparsi un po' ovunque, giocavano con "niente".
Nonostante questo i loro faccini erano gioiosi e sereni.
Erano tutti bellissimi e mi hanno trasmesso una grande simpatia e amore.
Forse proprio questi sguardi dagli occhioni scuri e sorridenti saranno la cosa più preziosa che porterò nel cuore, in Italia.
Simona