






Lady Experience / Reportage Antonella

Guardo il cellulare… mi sta chiamando “Donnavventura” … un po’ perplessa. Saluto Maurizio che mi chiede se a novembre sono chiusa, perché è bassa stagione, gli rispondo che se ha bisogno sono comunque disponibile per il negozio e anche per il Bed & Breakfast, ma lui mi chiede subito se voglio partire per un’avventura con loro… non ci penso neanche due secondi e rispondo subito di sì… non so ancora la destinazione, ma sono sicura che sarà un viaggio interessante
6 novembre 2025
Dopo tre quarti d’ora di coda in tangenziale sono arrivata agli studi di Donnavventura, su indicazioni di Maurizio sono entrata e sono subito stata accolta da una gentilezza veramente piacevole. Maurizio è arrivato dopo circa 10 minuti ed è stato un piacere rivederlo sempre pieno di entusiasmo.
Sono arrivate anche le altre due Donnavventura, Silvia e Barbara, e dopo qualche momento anche Federica. Dopo le prime presentazioni ci siamo divertite come bambine il giorno di Natale a curiosare tra tutta la roba che ci chiedevano di provare per assegnarcela.
C’erano già pronte le valigie con i nostri nomi e noi le abbiamo riempite con i capi d’abbigliamento della nostra taglia e due paia di scarpe CMP, ci hanno dato i prodotti Shiseido, spiegandoci come promuoverli durante la nostra permanenza, le caramelle Ricola e le salviette umidificate Fria.
Prima di andare in albergo, abbiamo fatto un briefing per capire cosa avremmo dovuto fare durante la settimana.
Assegnate le camere nell’albergo a fianco gli studi televisivi, ho iniziato a conoscere meglio Silvia perché sarà con lei che dormirò la prima notte.
7 novembre 2025
Abbondante colazione in albergo con le altre Donnavventura e salutata Daniela, che purtroppo non verrà con noi, partiamo verso l’aeroporto; conosciamo anche il nostro cameraman Andrea, il clima tra noi è già piacevole. Arrivati all’aeroporto di Malpensa, con l’aiuto di Maurizio, passiamo tutti i controlli di rito e ci avviamo verso il nostro Gate…
Saliamo in aereo, la compagnia è Neos, e finalmente si parte, abbiamo a disposizione parecchie ore per conoscerci meglio e la chiacchiera non ci manca. L’aereo per il Senegal è pieno di cittadini senegalesi: non è difficile poter chiacchierare anche con qualcuno di loro. Si avvicina una bella ragazza e non perdiamo l’occasione per cominciare con una piccola intervista, la curiosità è reciproca e ci chiediamo a vicenda di che cosa ci occupiamo nella nostra vita. Le ore passano tra un discorso e l’altro, e arriviamo all’aeroporto di Dakar. Sono già quasi le sette di sera, veniamo accolti, oltre che da Justin che sarà la nostra preziosa guida per tutto il periodo, anche da una delegazione per la promozione del turismo senegalese.
Dopo ancora qualche ora di pulmino arriviamo al nostro albergo che ci ospiterà per la prima notte, ma non disfiamo per niente le valigie perché domani si riparte, d’altronde siamo all’avventura …
8 novembre 2025
Dopo la nostra prima colazione in Senegal, partiamo con il nostro pulmino, destinazione Lago Rosa, ma prima ci fermiamo a cambiare della moneta locale il franco cfa e durante la nostra sosta abbiamo fatto i primi scambi con gente del posto, mi rendo conto subito che non tutti vogliono essere fotografati, una giovane donna ingegnere si ferma per scambiare alcune parole.
Ripartiamo e arriviamo al Lago Rosa, chiamato così per l’alta concentrazione di sale e per la presenza di alghe microscopiche.
Accompagnati anche da una seconda guida, Moncher, abbiamo condiviso un pranzo dai un sapori tipicamente senegalesi, filetto di sogliola al cartoccio in foglia di banana per alcuni e pollo alla brace per altri. Il fatto di essere italiani ci ha aiutato a scambiare qualche parola anche con un signore senegalese che aveva vissuto un periodo in Italia e ricordava incontri con personaggi importanti italiani.
Il pomeriggio è proseguito con un’escursione su un camion adibito a fuoristrada sulle dune che circondano il lago dove si svolgeva l’arrivo della Parigi Dakar. Tra panorami mozzafiato, abbiamo potuto apprezzare la bellezza selvaggia del luogo con un intercalare di dune e sabbia a vegetazione, anche abbastanza rigogliosa, per arrivare poi a sfiorare le onde dell’oceano. Alla fine di questa escursione ci hanno sorpresi con uno spettacolo di danza tradizionale, organizzato da un gruppo folkloristico locale al quale non potevamo rimanere indenni, così abbiamo ballato insieme a loro al ritmo di djembé e tamburi, lasciandoci coinvolgere da questi balli tradizionali.
Ripartiti con il nostro pulmino per una nuova destinazione, abbiamo imparato dalla nostra guida Justin il canto tradizionale di benvenuto del Senegal, “Fatou yo”, e ci siamo dirette verso il campo nomade di Loumpoul. Tra luci e ombre abbiamo potuto intravedere le dune del deserto. Ci hanno poi portato alle nostre tende, bellissime e ben organizzate, pur essendo tutte all’aperto: il bagno con doccia, lavandino e wc, era recintato ma sempre all’aperto e potersi fare una doccia con acqua fresca sotto le stelle è stata una cosa indimenticabile. Nella zona notte la zanzariera ci ha assicurato una notte serena al riparo da insetti, anche se la mia compagna Silvia non era molto tranquilla. La stanchezza del giorno si è fatta sentire e dopo un cena a base di couscous con carni assortite e la prova delle percussioni di tamburi con musicisti del posto attorno al fuoco, siamo andati a dormire abbastanza stanche.
9 novembre 2025
All’alba, verso le sette ora locale abbiamo potuto ammirare il paesaggio che la notte prima potevamo solo immaginare: bellissimo, silenzioso e con la temperatura ideale. Abbiamo poi fatto colazione sotto la tenda con caffè, crêpes locali, pane tradizionale e succhi di frutta, e tra un discorso e una risata ci conosciamo sempre di più e scopriamo il piacere di condividere questa avventura. Non potevamo non lavarci i denti: anche questo lo abbiamo fatto all’aperto in maniera un po’ selvaggia, sciacquandoci con l’acqua della borraccia e sputacchiando tra la sabbia, adattandoci alla situazione. Dopodiché ci aspettavano i dromedari che, con la loro pazienza infinita, ci hanno portate tranquillamente ad assaporare questo paesaggio tra dune e un cielo azzurrissimo. Un’esperienza indimenticabile.
Quasi con un po’ di dispiacere, lasciamo la zona di Loumpoul sul cassone di un pick-up e con il vento che ci scuote i capelli cantiamo e ridiamo come ragazzine per andare incontro a nuove avventure.
Nel tragitto che ci porta verso una nuova destinazione io non posso fare a meno di fotografare tutto ciò che vedo: donne bellissime che portano disinvolte cesti sulla testa, ragazze con vestiti colorati che camminano sulla strada ridendo e chiacchierando, giovani donne con un bimbo fasciato dietro la schiena, uomini seduti qua e là che non sembra facciano molto, qualche macchina mal ridotta che si dirige dalla parte opposta, carretti trascinati da cavalli stanchi, e purtroppo anche tanta immondizia, in prevalenza plastica, lasciata qua e là… allontanandoci dal centro abitato, notiamo un villaggetto alle porte del quale delle giovani donne Sérère battono con due pestelli giganti un qualche contenuto. Scendiamo velocemente dal pulmino e la nostra guida, che parla senegalese, chiede loro se possiamo avvicinarci con le macchine fotografiche. Visto che ce lo permettono, ci facciamo spiegare anche di cosa tratta il loro lavoro: stanno battendo il miglio che è la loro fonte di sostentamento principale, in men che non si dica, abbiamo attorno a noi una nuvola di bambini e siamo incuriositi reciprocamente. Dopo aver provato noi stesse a battere il miglio dobbiamo ripartire, ma non è facile con tutti questi bambini e la guida Justin si ferma con loro donandogli qualcosa, mentre noi ci spostiamo col pulmino più lontani possibile per non rendere la partenza pericolosa.
Arriviamo poi alla foresta di palme di Sanbaija dove notiamo, oltre alle palme da cocco e al raccolto di arachidi estratte direttamente dalla terra, un pastore nomade con le sue mucche bianche che è in procinto di spostarsi in zone più umide perché qui è finito il periodo delle piogge.
Ripartiamo e dopo un breve tragitto arriviamo alle saline di Palmarin. È ormai pomeriggio inoltrato e con il drone guidato dal nostro bravissimo dronista Andrea riusciamo a vedere dall’alto un paesaggio mozzafiato, con questi cerchi d’acqua dove viene raccolto il sale e mantenuto sotto dei teloni di plastica. Tipiche di questa zona sono delle piccole casette fatte a palafitta che servono per tenere il cibo al riparo da roditori e altri insetti, un po’ come gli chalet sollevati da terra da una specie di fungo di legno e pietra della zona Walzer della bassa Valle D’Aosta che si usavano all’inizio del 900 .
Verso sera, arriviamo al King Baobab hotel dove veniamo accolti da tamburi e canti tradizionali, ai quali ci associamo a nostra volta cantando, cocktail di benvenuto molto buono al gusto di banana e… poi direttamente a tavola dove ci aspetta una cena senego-italiana con tagliolini ai frutti di mare. Subito dopo ci allietano la serata delle danzatrici senegalesi con le quali non abbiamo avuto difficoltà a ballare e cantare in un clima festoso.
Intanto tra noi la condivisione di momenti particolari, fa crescere il piacere di stare insieme e la nostra amicizia si rafforza ogni giorno di più.
10 novembre 2025
La mattina partiamo verso il villaggio di Ndangane sul delta del Saloum. Sulla banchina, siamo stati accolti da Pierre, un giovane imprenditore che sogna di trasformare le isole del Saloum in una zona pulita e attraente.
Salite sulla nostra imbarcazione colorata abbiamo potuto vedere l’Ile aux Oiseaux, Isola degli uccelli, dove abbiamo ammirato il baobab sacro e incontrato dei gruppi di pescatori intenti a tirare le reti.
Abbiamo proseguito verso l’isola di Mar-Lodj, dove esiste una i convivenza serena tra cattolici, musulmani e animisti, come per tutto il Senegal. Una passeggiata in carrozza tra i sentieri del villaggio ci ha portato ad una piazzetta dove i saggi del paese si incontrano: è una specie di tribunale, giudicano chi ha fatto del male. Una donna di media età stirava ancora con il ferro a carbone, poggiandolo su un fornello caldo per poi continuare a stirare.
Anche questo modo di vivere, così antico, mi è rimasto nel cuore sottolineando la grande differenza tra la nostra società e la loro.
Sotto la guida di Justin arriviamo al ristorante galleggiante “Les Aventuriers du Saloum”, di proprietà del giovane Pierre, ragazzo intraprendente dai denti bianchissimi. Questo locale incantevole situato tra le mangrovie ci ha deliziato con piatti di pesce fritto e crostacei, e dopo una passeggiata in kayak nel cuore del delta e una sfida tra le Donnavventura, siamo ripartite. Una menzione particolare va al bagno riservato ai clienti, fatto da tre lati di legno molto colorati, uno dei quali era la porta d’entrata, e la quarta parete era semplicemente la natura incontaminata del luogo, il wc consisteva in un contenitore dove ognuno di noi copriva i propri bisogni con avanzi di legno tagliuzzati, e il lavandino era una pentola forata. Pur nella sua semplicità è risultata essere una toilette da ricordare.
Al rientro abbiamo visitato una famiglia di Peul che vive nella natura, senza acqua e senza elettricità, e hanno come unica fonte di sostentamento allevamento di bestie come capre e mucche, vendita di latte o il baratto con altri prodotti. Abbiamo toccato con mano la bellezza e la serenità di questa gente. L’unica persona con la quale abbiamo potuto interagire in francese era una ragazzina di 10/12 anni che frequenta la scuola e che la obbliga a fare circa 10 km al giorno per andare e tornare. Il drone che sorvolava le loro capanne e le loro teste incuteva timore e stupore, e guardavano noi per essere tranquillizzati. Fotografando i loro visi abbiamo notato quanto fossero interessati a vedersi nel display delle fotocamere e a sorridere di loro stessi. L’unica ragazzina che poteva andare a scuola mi ha ricordato quanto è importante il valore dello studio e quanto non sia scontato in alcune comunità. La ragazzina voleva diventare una pediatra e ci ha fatto vedere con orgoglio come cucinano il miglio all’aria aperta in pentoloni di alluminio su fornelli arrugginiti. Abbiamo lasciato quegli occhi dolci e quei sorrisi sinceri che rimarranno per sempre nel nostro cuore e siamo ripartite per una nuova meta.
Di nuovo tanta gente sulla strada da fotografare e da imprimere nella memoria e così facendo è arrivato il buio e la nuova destinazione per cenare e dormire.
11 novembre 2025
Dopo una abbondante colazione, partiamo alla volta di Dakar, la città più importante del Senegal che abbiamo attraversato con il pulmino osservando gli edifici, sia in stile coloniale e che più moderni, visto le ambasciate e ascoltato con interesse i racconti di Justin che lì ha vissuto la sua infanzia. Il traffico era frenetico e sembrava che tutti andassero al lavoro ma erano già le 11:30 del mattino, quando abbiamo chiesto quali fossero gli orari degli uffici Justin scherzosamente ci ha detto che siccome il traffico è molto, arrivano verso le 11 al lavoro e, sempre per lo stesso motivo, ripartono verso le 15 per rientrare nel loro case in periferia o nei villaggi. Lavorano 3 o 4 ore al giorno e il giovedì pomeriggio inizia il weekend poiché il venerdì è festivo per il 70% della popolazione islamica, mentre il sabato é prefestivo per il 30% della popolazione cristiana. Scherzando un po’ su questo fatto, si pensa che lavorino quattro giorni a settimana e per poche ore al giorno. Ci siamo incamminati alla volta della baia di Ngor. Dopo una breve traversata in piroga abbiamo scoperto un villaggio di pescatori con le imbarcazioni dai colori vivaci, viuzze strette e piccole spiagge e dopo aver visionato la cucina e parlato con i cuochi che preparavano un pranzo a base del piatto tipico senegalese thiep diene (riso con zuppa di pesce appena pescato con molte verdure tra cui carote, cavolo, melanzane), ci siamo fatti preparare del pesce fresco buonissimo e gustato il piatto tipico. Fatta conversazione e qualche acquisto dalla gente del posto e, naturalmente dopo aver fotografato il paesaggio, la gente e il mare, siamo rientrati sulla terraferma.
La visita si conclude sulle alture della collina delle Mamelles, al Monumento della Rinascita Africana, omaggio all’orgoglio e alla modernità del continente africano. Con i suoi 52metri di altezza, la statua domina la penisola di Capo Verde e regala una vista spettacolare su Dakar.
12 novembre 2025
Oggi forti emozioni al parco Accrobaobab, dove funi, passaggi inaspettati, carrucole e corde sospese a più di 30 metri di altezza, hanno messo alla prova le nostre vertigini e il nostro coraggio. È uno dei pochi percorsi al mondo fatto tra i baobab millenari
Situato a sessanta chilometri da Dakar, non lontano dalla Petite Côte, Accrobaobab-Adventure è stata una bella esperienza.
Accolte da un team che illustra il funzionamento del parco nella massima sicurezza, ci siamo prodigate tra i baobab come sempre con ilarità e incoraggiandoci a vicenda. Alla fine del percorso, tanto siamo state brave che ci hanno dato un attestato.
Il pomeriggio lo abbiamo dedicato alla visita della riserva di Bandia, a circa un’ora da Dakar. Abbiamo pranzato nel ristorante della riserva, affacciato su un laghetto popolato da coccodrilli e altri rettili, dove spesso si avvicinano anche piccole scimmiette per rubacchiare qua e là qualche avanzo di cibo o qualche oggetto di facile presa.
Il pomeriggio è proseguito con un safari in 4x4 attraverso la Riserva, una delle più celebri del Paese. Fondata negli anni ’90, oltre 2.000 ettari di terreno dove convive una ricca fauna africana: iene, giraffe, bufali, rinoceronti, facoceri, zebre, struzzi, scimmie e antilopi, tutti animali che abbiamo potuto fotografare e ammirare nella loro tranquillità perché gli unici feroci, ovvero le iene, erano rinchiuse in un recinto.
La guida del posto ci ha portato in mezzo ai baobab, rifugio per diversi uccelli dai mille colori, poi siamo ripartite e tornate al nostro primo hotel. La confidenza tra noi è diventata sempre più vera e possiamo dire di conoscerci più nel profondo. È sempre piacevole ricevere le confidenze anche più personali del gruppo.
13 novembre 2025
Oggi finalmente qualche ora di spiaggia: dopo gli impegni a realizzare materiale per gli sponsor, ci siamo concesse un bagno nelle acque non proprio trasparenti dell’oceano ma comunque piacevoli. Tra risate, spruzzi d’acqua e lancio di cappelli ci siamo divertite e rilassate un po’, poi doccia veloce perché Maurizio ama la puntualità.
Abbiamo fatto un’uscita in quad lungo le piste che portano alla spiaggia tra i villaggi Peul e la savana. La spiaggia era piuttosto sporca, con plastica sparpagliata qua e là, nell’ entroterra invece abbiamo sfrecciato vicino alla maestosità dei baobab.
Verso il tardo pomeriggio siamo arrivati ad un maneggio, anche ben organizzato, dove una sorpresa mi attendeva: un cavallo tutto per me che mi ha permesso di fare una passeggiata nella vicina vegetazione, sui sentieri di terra rossa con i baobab come sfondo. Mi sono sentita serena e compiaciuta da questa ennesima esperienza, la simbiosi che bisogna avere con il cavallo è cosa ben diversa che con i motori e ce lo ricorda l’animale stesso in ogni momento anche quando voleva tornare velocemente alla sua scuderia e io ho saputo domare il suo istinto. Le mie compagne di avventura nel frattempo avevano imparato a fare il tè, con una teiera all’aperto sopra un’improbabile fornelletto. Dopo vari passaggi per riuscire a far bollire il tè, Justin ci ha raccontato come il tè fosse un momento di grande condivisione e per questo si tende a prolungare la preparazione il più possibile.
Rientro in hotel, cena… e poi ballo sfrenato in discoteca ma senza fare tardi perché domani è l’ultimo giorno e ci aspettano ancora tante avventure
14 novembre 2025
Ultimo giorno e ultima volta che prepariamo le valigie, la mia compagna di camera Silvia è stata un’amica preziosa, sincera e saggia, ci siamo raccontate la vita come si fa tra vere amiche. Barbara e Federica le più frizzanti sono state compagne di viaggio preziose e mi hanno fatto sentire ben coinvolta nel gruppo.
Visita al Mercato di Mbour, il secondo porto del Senegal. Tutti i giorni è un vai e vieni di pescatori. In quel luogo esiste un grande business di pesce, gli uomini vanno in mare e al loro rientro c’è tanta gioia nel porto: bambini che raccolgono il pesce caduto durante il trasporto verso il camion e donne che cercano di acquistare il pesce più fresco da poter rivendere. Abbiamo visto un carretto trainato da un cavallo andare in acqua per aiutare a scaricare del pesce. Una parte del pescato viene destinata all’ Europa e una parte viene rivenduta localmente. Sulla riva deo frigoriferi non più funzionanti e senza un possibile allaccio elettrico, vengono riutilizzati e riempiti di ghiaccio, per mantenere il pesce fresco. Abbiamo visto orate, delle rane pescatrici, cernie e tonni pinna gialla. E’ un mercato ricco di colori e odori. Tante barche partono verso la costa . Ci siamo fermate con un gruppo di persone intente a mangiare del pesce fritto, spaghetti e succhi locali tra cui il frutto del baobab e del tamarindo.
Proseguiamo poi il viaggio verso una moschea, ma arrivati lì, com’era prevedibile, non ci lasciano entrare perché non velate, stranamente non ci sono fedeli, pur essendo venerdì, probabilmente abbiamo sbagliato moschea o orario, ma non possiamo più aspettare perché ci aspetta il volo Neos di rientro.
Solita routine di controlli all’aeroporto e poi ultimi acquisti per cercare di portare con noi un po’ della cultura Senegalese. Saliti sull’aereo, gli assistenti di volo Neos ci accolgono molto gentilmente. Si decolla e per altre cinque ore abbiamo modo di chiacchierare tra di noi. La confidenza è sempre più stretta e il dispiacere di lasciarci si fa sentire, gli occhi diventano lucidi promettendoci di incontrarci ancora, ma siamo pronte ai saluti finali.
Porto nel cuore il ricordo di un paese ancora molto selvaggio, purtroppo un po’ sporco ma che ha un potenziale di sviluppo enorme, la natura ancora così vera e selvaggia vorrei che rimanesse tale.
Le foto e i video ci aiuteranno a rendere immortale questa avventura mentre nel cuore rimarranno le sensazioni, gli occhioni dei bimbi, i rapporti umani con i locali e, non per ultima, la bellissima amicizia che si è creata tra di noi. Grazie a tutto e a tutti, e un grazie particolare a Maurizio che si è dimostrato un vero professionista e un instancabile lavoratore preso da quella passione per il reportage che ha fatto di lui un viaggiatore del mondo.
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