






Lady Experience / Reportage Silvia

Appena arrivata in Senegal ho capito che questo viaggio sarebbe stato diverso: il fatto di essere partita con altre tre donne sconosciute era davvero strano, così come i sorrisi che ci hanno accolte all’aeroporto e quella luce calda che sembrava volerci accompagnare ovunque…
La prima tappa è stata il Lago Rosa, che quel giorno, sotto il cielo velato, non mostrava il suo celebre colore: eppure, proprio in quella quiete opaca, aveva qualcosa di magnetico, come un segreto che si lascia intuire senza rivelarsi del tutto. Tra un pranzo dai sapori nuovi e un’escursione sulle dune alla ricerca delle tracce della Parigi-Dakar, ho iniziato a percepire il ritmo profondo di questo Paese: un’energia antica che vibra tra sabbia, vento e tamburi, culminata in uno spettacolo di danze tradizionali che ci ha trascinate in un vortice di colore e vitalità.
Da lì il viaggio ci ha condotte verso il deserto di Loumpoul, dove il paesaggio cambia repentinamente, come se il Senegal volesse mostrare subito la sua incredibile varietà. Abbiamo dormito in un campo nomade, cullate da un cielo stellato che sembrava infinito. Il fuoco, i musicisti, i sapori del couscous e del bissap, il silenzio dell’alba e i passi lenti dei dromedari tra le dune mi hanno regalato una sensazione di libertà rara, quasi primordiale.
Il Sine-Saloum è stato un’altra rivelazione: un mondo intessuto di mangrovie, canali e isole che vivono in armonia con l’acqua dove la natura e la vita quotidiana sembrano fondersi in un equilibrio perfetto. Nella foresta di Samba Dia, nei villaggi sérère, nelle palafitte di Palmarin abbiamo toccato la dimensione più autentica del Senegal: quella che vive di lavoro manuale, comunità e tradizioni. Il delta, con le sue piroghe colorate e l’atmosfera sospesa, ci ha accolte con una calma che contagia. Navigare fino a Mar-Lodj, osservare la convivenza pacifica tra religioni, pranzare in un ristorante galleggiante tra musica e mangrovie: tutto sembrava un invito a rallentare, a guardare davvero.
Poi Dakar, viva e pulsante, ci ha riportate al mondo urbano: mercati, palazzi moderni, la Corniche che corre lungo l’oceano e l’isola di Ngor dove il tempo sembra scorrere più lento. Dal Monumento della Rinascita Africana, che domina la città come un simbolo di forza e orgoglio, ho osservato la capitale e ho sentito quanto potente e complesso sia questo Paese.
L’adrenalina è tornata tra i baobab di Accrobaobab, camminando sospese tra rami millenari, e ancora nella riserva di Bandia, dove giraffe, struzzi e zebre si muovono con una grazia che ti lascia senza parole. E poi Nianing, con i quad lanciati tra savana, spiaggia e villaggi, incontrando bambini che ci sorridevano e ci correvano incontro per battere il cinque, un piccolo gesto che sembrava condensare tutta la gioia e la curiosità del Senegal.
Il viaggio si è concluso tra i colori e gli odori intensi del mercato del pesce di Mbour, un luogo dove il mare diventa lavoro, sostentamento e speranza. Tra pescatori che rientrano cantando, donne che acquistano il pesce più fresco e bambini che corrono ovunque, ho percepito l’essenza di una comunità che vive del suo oceano, in un equilibrio fatto di fatica e gioia semplice. La visita alla grande moschea di Darou Salam Diass, ci ha infine ricordato la profonda spiritualità che attraversa il Senegal come un filo invisibile.
Quando il viaggio finisce, il Senegal continua a vibrare dentro di me.
È un Paese di contrasti e armonie, di sabbia e acqua, di rumore e silenzi.
Ma soprattutto è un Paese di persone: sguardi, sorrisi, mani tese, racconti condivisi sotto il sole.
Mi porto dentro molto più di una collezione di paesaggi: porto il calore dei gesti, la forza dei sorrisi, la bellezza di incontri inattesi.
Ho capito davvero cosa significa Teranga: un’ospitalità che non è formalità, ma modo di vivere, l’ho vissuta ovunque: nel deserto, tra le mangrovie, sulle isole, nei mercati, tra i baobab.
Non è un semplice modo di dire: è una filosofia, un battito.
E ora quel battito, un po’, è anche mio.
Il Senegal resta nel cuore così: come un abbraccio che accompagna, una musica che non smette di vibrare.
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