Se esiste una terra capace di evocare scenari primordiali e figure leggendarie quella terra, senza dubbio, è l’Africa Australe. Ed è proprio in questi luoghi che si dipana l’ennesima impresa targata Donnavventura!
La spedizione atterra a Johannesburg e dopo una breve ricognizione dei dintorni punta verso Nord, diretta al Kruger Park, alla scoperta della sua fauna affascinante. All’ingresso del parco, un branco di impala schierati in formazione lungo la strada sterrata sembra dare il benvenuto alle giovani reporter. Man mano che ci si addentra nel cuore del parco, si avvistano qui e là mandrie di animali o singoli esemplari che sfilano incuranti sotto gli occhi esterrefatti dell’intera carovana: zebre, giraffe, elefanti ed ippopotami.
Si prosegue fino a raggiungere un valico doganale che apre le porte all’ingresso in Mozambico. Oltre il cancello arrugginito che si spalanca davanti alla carovana, in pochi metri, tutto cambia: si susseguono piste di sabbia appena tracciate che conducono agli insediamenti delle diverse comunità indigene che abitano queste zone: assembramenti di tende e di semplici capanne fatte di arbusti, sterco e paglia dove si vive alla giornata, in armonia con la natura, fin dalle prime luci dell’alba. Difficile mantenere la rotta senza perdersi, di tanto in tanto, davanti alle frequenti interruzioni stradali o a qualche bivio inaspettato del tutto privo di segnali o indicazioni di ogni sorta. Per fortuna, grazie ai Gps la spedizione riesce comunque ad orientarsi nei meandri della savana e, in più di un’occasione, viene ospitata per la notte nei rifugi dei locali. Si dorme su un semplice tappeto di rami intrecciati, sotto un cielo di stelle, in un silenzio inquietante, interrotto, solo a tratti, dal frusciare delle foglie o dai versi indecifrabili di un predatore notturno.
È un prologo intenso fin dai primi giorni che in men che non si dica trasferisce alle inviate la necessità di aprire gli occhi e rimboccarsi le maniche; il viaggio è tutt’altro che semplice e per nessuna ragione è consentito distrarsi. Prossima tappa: le coste del Mozambico da dove imbarcarsi per raggiungere l’arcipelago incontaminato di Bazaruto, un complesso di isole dalle spiagge deserte e dall’acqua cristallina dove lavare le fatiche della lunga traversata; e non importa se la doccia è a base di acqua salata… dopo km e km sotto il sole rovente e su terreni polverosi, un tuffo in questo mare è il più grande dei regali.
Una volta tornata a bordo degli immancabili pick-up rossi, la carovana attraversa il Malawi diretta in Tanzania. E’ qui che due inviate cominciano ad accusare i primi sintomi di malaria e di ameba. La diagnosi sommaria è confermata in ospedale e purtroppo le costringe ad un rimpatrio anticipato.
A mano a mano che ci si addentra nel cuore della savana, attraversando i vari parchi che si succedono uno via l’altro, aumentano gli incontri con gli abitanti del luogo, dai piccoli mammiferi ai famosi big five.
Dopo la Tanzania, è la volta del Kenya dove le Donnavventura, ospiti di un villaggio ai piedi del Kilimangiaro, entrano in contatto con le popolazioni Masai e per qualche ora condividono con questa gente usanze e tradizioni non solo culinarie.
La carovana torna poi in Tanzania per raggiungere lo Zambia fino all’isolato paradiso di Kota Kota: un progetto nato nel 1985 che vede un lodge a cinque stelle ergersi al centro di uno “zoo” naturale.
Una sosta meritata dopo 14 ore di guida lungo un terreno accidentato e sotto un sole accecante che brucia la terra a botte di 40 gradi all’ombra! Una volta arrivate, le reporter non perdono occasione per esplorare i dintorni e dilettarsi persino in una prova di pesca sul lago Kariba al confine tra Zambia e Zimbawe, un bacino artificiale dove il piacere della performance si mescola al timore per i temuti alligatori. Nulla, comunque, sembra scalfire il buon umore delle inviate e dopo qualche giorno nel lusso più sfrenato, ecco le reporter cambiare registro per tuffarsi in un’impesa pericolosa e energizzante. Giunto a Livingstone dopo un lungo trasferimento, il team vive l’esperienza di un rafting turbolento tra le acque dello Zambesi. Una prova impegnativa che lascia senza fiato in più di un’occasione, ma tutto finisce bene e malgrado la botta di adrenalina, una volta a terra, la carovana riparte per raggiungere il Botswana.
Dopo una visita al Chobe National Park, famoso per la varietà della sua flora e delle sue specie animali, si attraversa il delta del fiume Okavango, uno degli ecosistemi più ricchi del pianeta che offre alle inviate alcuni fra gli scorci più spettacolari dell’intero raid; basta girare lo sguardo per restare incantati. L'acqua e la vegetazione rigogliosa non attirano soltanto grandi quantità di uccelli, di pesci e di anfibi, ma anche mammiferi di ogni genere e dimensione e i più audaci predatori come leoni, ghepardi, leopardi e sciacalli.
Obiettivi e videocamere documentalo l’incontro con questi splendidi esemplari prima di riprendere la corsa verso il prossimo traguardo: la scoperta della Namibia fino al confine con l’Angola. Anche questa zona è densa di parchi e lungo la costa sono frequenti gli incontri con otarie e leoni marini che colonizzano le spiagge ampie e immacolate.
È il momento di ripartire verso Sud, percorrendo la Skeleton Coast, per poi affrontare il deserto più antico del mondo, il Namib, una lunga cintura di dune caratterizzate dall’eterno alternarsi dei toni bianco, rosso, arancione che si stagliano all’orizzonte oltre i 300mt di quota.
Epilogo del Grand Raid è nuovamente il Sud Africa e, in particolare, la frizzante Cape Town, città ricca di contrasti che riconcilia le inviate con la moderna vita urbane e le prepara a fare ritorno alla vita quotidiana… Quello che ognuna conserverà di questa splendida esperienza resta un mistero per tutti noi che abbiamo avuto unicamente la fortuna di ammirale.
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