Nel 2004 Donnavventura sbarca negli Usa per reinventare il più classico dei coast to coast: un cambio di rotta di ben 90° che dal cuore del Centro America conduce sino all’estrema Alaska. 35.000 Chilometri di autentica passione, dal caldo torrido del Caribe fino ai ghiacci dell’Oceano Artico, attraverso la più lunga e impegnativa spedizione di tutta la storia di questa grande produzione...almeno fino ad oggi.
Dopo uno spettacolare bagno coi delfini che, come un porta fortuna, battezza la carovana, si parte da Miami a bordo di quattro pick-up Mitsubishi per costeggiare l’intero golfo del Messico: Florida, Alabama, Mississippi, Louisiana, Texas fino a raggiungere Bandera, la capitale mondiale dei cow boys. Non appena lasciata la Florida, la costa lungo il Golfo si articola in un interrotto susseguirsi di paludi, lagune e formazioni sabbiose avvolte in una cappa di caldo umido che, per un attimo, fa rimpiangere alle ragazze le spiagge ventilate della Florida. Per fortuna, man mano che si procede verso sud, lo scenario si fa più verde e le pianure abbrustolite cedono il passo a foreste rigogliose e specchi d’acqua refrigeranti. Da uno stato all’altro mutano i colori, gli atteggiamenti della gente, i loro tratti somatici, abitudini, sapori e non è facile tenere il passo con le mille sensazioni che si avvertono ogni volta.
Si passa dalla Barbour Street di New Orleans, luogo dei vizi e degli eccessi, dove tutto sembra procedere a ritmo di musica, alla scoperta di San Pedro, paesino al confine con la regione di Campeche dove, in un’atmosfera più che familiare, i pescatori del luogo organizzano per il team stanco ed affamato un banchetto regale a base di pesce fritto e granchi appena pescati…E ancora: si va dalle lunghe cavalcate al fianco dei cowboys in terra texana alle stravaganti automobili dell’Art Car Museum di Houston dove ciascun esemplare sfoggia un rivestimento più unico che raro fra nastri, conchiglie, amuleti, perline e chi più ne ha più ne metta.
Ma resta la natura la protagonista indiscussa di questa lunga traversata. Dalle foreste del Messico e dal suo mare incantato si raggiungono Belize e Guatemala, i Paesi più allegri e colorati di tutto questo viaggio. Non si incontrano turisti lungo le piste battute dalla carovana, ma solo scorci caratteristici e scene di vita vissuta che consentono di cogliere la vera essenza di questi luoghi. L’Honduras, in proposito, è senz’altro il paese che più di tutti mette a dura prova la resistenza delle inviate. Dopo averne risalito le coste approfittando della bassa marea, i pick-up vengono “abbandonati” in un villaggio indigeno per addentrarsi, via fiume, nell’inospitale regione della Mosquitia. Si procede a bordo di canoe semplici e spartane, ottenute scavando l’interno dei tronchi d’albero ricavati dalla foresta. Giorni e giorni di navigazione, in buona parte a remi, scivolando fra piantagioni di banane e una flora così fitta da richiedere più volte l’intervento del machete. Le giornate sono lunghe ed estremamente faticose. Pescare è il solo modo di procurarsi da vivere e, al calare del buio, non vi sono tende o alberghi presso i quali fare ritorno. Si dorme nella giungla, cullati dalle amache, sotto il velo impercettibile di una qualsiasi zanzariera.
Solo una volta recuperati i pick-up, inizierà la risalita verso Nord. La squadra, scortata più volte dai militari per questioni di sicurezza, raggiunge finalmente le lunghe coste del Pacifico. Dopo una tappa ad Acapulco, nei pressi di Topolobampo un’inattesa nave italiana trasferisce il team in Baja California. Dal mare smeraldo di Puerto Escondido, seguendo le piste di sabbia rossa che si snodano fra i cactus, la carovana raggiunge lo stato Californiano, dove polizia e agenti doganali organizzano un allegro benvenuto per accogliere il team. E, dopo aver attraversato mari, fiumi e paludi, a San Diego le inviate diventano centaure e in sella a rombanti Harley Davidson si lanciano alla scoperta di paesaggi da favola, scorrazzando senza tregua lungo la mitica Route 66: Los Angeles, Hollywood, Santa Monica, Venice Beach, una vera avventura a stelle e strisce. Indimenticabile per le inviate la tappa prevista nella città di Las Vegas che alla desolazione del deserto contrappone le mille luci ed i colori delle sue eccentriche sale da gioco. Da qui il team procede fino a raggiungere e poi risalire il Colorado River. Una vera escursione in stile rafting che conduce Donnavventura alla scoperta del Gran Canyon. Ma non finisce qui. Le giovani inviate non si accontentano di ammirarne le sponde ma decise a puntare più in alto si alzano in volo e, a bordo di un elicottero, sorvolano l’enorme gola creata dal fiume per più di 400 chilometri.
Una volta tornato a terra, il team riprende il suo cammino verso la Monument Valley, icona dei tanti film western che hanno segnato la storia della settima arte e dove, ancora oggi, può capitare di imbattersi in qualche set cinematografico. Pianori sterminati e guglie di sabbia colore del fuoco vengono immortalati dagli obbiettivi delle reporter che per interi minuti si guardano intorno senza riuscire a proferire parola.
Si riparte un ora dopo, sotto un cielo color turchino, lasciando la terra dei Navajo per dirigersi in Colorado, un lungo susseguirsi di parchi e praterie che sconfina nel Nebraska e più su fino in Montana. E’ proprio in queste settimane che il team ha l’occasione di entrare in contatto con gli indiani d’America e con le loro tradizioni sopravvissute in qualche modo alla cultura statunitense. Messi da parte i pick-up, si procede a cavallo tra una serie di villaggi, attraversando spazi immensi resi ancora più suggestivi dai colori dell’autunno. Colori che accompagneranno anche l’imminente ingresso in terra canadese. Inizia da Calgary la preparazione per affrontare il grande Nord, con l’inverno che incombe.
Mentre si viaggia verso la metropoli famosa nel mondo per gli sport invernali nella mente delle inviate continuano ad alternarsi le immagini di cowboy, saloon e cercatori d’oro che punteggiano la storia di questi spazi desolati.
Le temperature, nel frattempo, hanno iniziato a calare e a mano a mano che la carovana procede verso nord, attraversando i Northwest Territories, patria degli Inuvik, fino all’estremo villaggio eschimese di Tuktoyaktuk, il paesaggio tutto intorno comincia ad assumere nuove sembianze. Dal rosso e dal giallo dell’autunno canadese si passa al bianco cangiante delle terre inospitali, sepolte sotto i ghiacci e battute dalla neve che fiocca copiosa un giorno dopo l’altro. Spazi ampi e immacolati, punteggiati qui e là da sporadici insediamenti, si estendono a perdita d’occhio per chilometri e chilometri.
Una volta giunti in Alaska, tutte le strade dirette a nord paiono essere chiuse al transito ma non per Donnavventura che, grazie a un visto speciale rilasciato dall’FBI, viene autorizzata a proseguire lungo un’interminabile pista di ghiaccio che porta dritto a Prudhoe Bay e, per la prima volta, una spedizione europea arriva a toccare l’Oceano Artico.
Le temperature polari rallentano la marcia dei fedeli pick-up e mettono alla prova le abilità delle ragazze che più volte sono costrette a rallentare nel tentativo di trovare l'assetto più adatto; e dopo ben 5.000 chilometri percorsi su ghiaccio si arriva finalmente a toccare Anchorage, capitale dell’Alaska. Oltre 35.000 chilometri di grande avventura per una spedizione che rientra alla base con gli occhi ed il cuore traboccanti di fascino.
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