Il Gran Raid 2003 parte dall’Argentina (il 25 Maggio) e attraversa tutto il sud America: si punta dritto sulla Terra del Fuoco e poi di nuovo verso nord fino a sfiorare l’Amazzonia.
Dall’obelisco di Buenos Aires, la carovana diretta a Sud viaggia veloce verso la penisola Valdes, un autentico santuario per la fauna marina. Oltre ad uccelli di varie specie, ai delfini, alle orche, ai pinguini di Magellano e ai leoni marini, il periodo è propizio per il passaggio delle balene e le giovani report non perdono occasione per immortalare le gesta di questi splendidi esemplari che compaiono di colpo, emergendo dal fondo di un mare petrolio, e per interi minuti deliziano lo sguardo con piroette da far invidia ai tuffatori più navigati.
E dopo i primi incontri con la fauna locale, ecco la spedizione tornare a marciare verso la Terra del Fuoco. Si procede per chilometri e chilometri senza incontrare anima viva. La Patagonia riserva agli obiettivi delle giovani inviate immagini spettrali, silenziose e affascinante: rilievi e pianure interamente coperte da una coltre di ghiaccio, distese dai riflessi lividi e cangianti che cambiano tonalità a seconda delle ore e dei colori del cielo. Si procede in silenzio, timorose di violare l’insolita pace di questi splendidi scenari, fino allo Stretto di Magellano per poi attraversarlo e raggiungere Ushuaia: meta agognata dai viaggiatori più impavidi. Al di là dello stretto, la terra del Fuoco - un arcipelago di isole situate all’estremo sud del continente americano - accoglie le ragazze con il suo clima inospitale e le sue coste ghiacciate che racchiudono rilievi alti fino a 2000mt.
Il tempo di arrivare ed è già ora di partire. Si riprende la marcia in direzione nord, una lunga risalita che segue il confine tra Cile e Argentina e spesso si interrompe a causa della neve che rende il manto stradale inaccessibile e pericoloso. Prima tappa prestigiosa il Glaciar Perito Moreno, seguito a ruota dal parco cileno Torres del Paine, famoso per l’estesa varietà di ambienti naturali dove si alternano montagne rocciose, vallate verdissime e laghi cobalto.
Il team continua la sua corsa fino a raggiungere i ghiacciai “minori”. Da questo punto si procederà alternando la Carretera Austral (cilena) alla Routa 40 (argentina) sino a raggiungere il lago Meliquina dove si inizia ad avvertire un cambio di temperatura. La neve, lentamente, comincia ad arretrare e si fanno più frequenti gli inconvenienti dovuti alle piste fangose. Ma non solo; gli imprevisti sono all’ordine del giorno e al ritorno in terra cilena si scopre che la Carretera Austral è chiusa al traffico. Si decide, pertanto, di procedere per l’isola di Chiloé a bordo di un “rompighiaccio”: ennesima avventura per le giovani reporter che assaporano il piacere di scivolare fra gli iceberg fino al momento dello sbarco. L’isola di Chiloé è un avamposto singolare e pittoresco, rinomato per le numerose chiese costruite dai Gesuiti e per le tinte colorate delle sue case su palafitta.
Un’energica cavalcata in questa insolita cornice regala alle ragazze un momento di pausa prima di riprendere la corsa in direzione di Santiago e del deserto De Atacama, una delle aree più aride e inospitali del pianeta. E’ da qui che prende il via una pista d’alta quota in territorio argentino; pista che corre sulle Ande regalando ai temerari che si azzardano a affrontarla un panorama mozzafiato. I frequenti malori avvertiti dalle inviate a causa della carenza di ossigeno costringono a servirsi di infusi di erbe e apposite maschere di supporto. Una volta raggiunti i cinquemila metri di quota, le piste riscendono a San Antonio de los Cobres e alla Valle de la Luna per poi tornare a inerpicarsi verso i geyser del Tatio.
Da qui la carovana fa il suo ingresso in territorio boliviano, nella regione degli psecchi d’alta quota: la Laguna Rosa e la Laguna Colorada, dove di notte la temperatura scende fino a 30° sotto zero. Sullo sfondo, le immagini dei fenicotteri rosa si alternano a quelle dei lama e dei numerosi alpaca, mammiferi diffusi in queste zone ed allevati dai cileni per ricavarne la lana. Anche il cibo, a mano a mano, inizia a scarseggiare e ci si deve accontentare di qualche porzione di carne secca e delle scorte d’emergenza attentamente razionate.
Dopo giorni di guida lungo piste avventurose, il team raggiunge finalmente il Salar de Uyuni, il lago salato più grande del mondo: una visione abbagliante che si estende senza sosta, sotto un cielo di smalto, per oltre 300 chilometri.
Successivamente si raggiunge La Paz, dove Donnavventura è ospite nella casa del Presidente della Repubblica. Per la capitale sono giornate molto “calde”, dove le difficoltà economiche che attraversano il Paese alimentano un stato di tensione crescente tanto che, all’improvviso, un colpo di stato obbliga la spedizione ad una fuga inaspettata nel cuore della notte. Irrequiete e spaventate, le ragazze si affrettano a raggiungere il territorio peruviano per ritrovare un po’ di pace.
Tra le principali attrazioni di questo Paese, il lago Titicaca (a oltre 3000 mt di quota) con le sue famose terre galleggianti, isole di paglia costruite artificialmente dagli antichi Uros per trovare rifugio dagli attacchi degli Incas e di altri popoli bellicosi.
Si riparte da qui per raggiunge Cuzco e da lì proseguire verso il mitico Machu Picchu, sito archeologico dal fascino intramontabile, i cui misteri architettonici - a più di un secolo dalla scoperta di questo luogo - rimangono un mistero per gli studiosi di tutto il mondo.
Si scende poi a Lima, dove il team subisce un aggiornamento appena prima di riprendere la corsa, attraversare le Ande (lungo una pista dismessa che si arrampica fino a 5000 metri di quota) ed entrare in Brasile dal remoto villaggio di Puerto Maldonado, impresa riuscita a pochissimi esploratori.
Qualche ora di pausa per rifocillarsi e reintegrare le forze ed ecco la carovana nuovamente in viaggio per raggiungere lo stato del Mato Grosso e attraversare il Pantanal. In questa sterminata pianura alluvionale, secondo ecosistema al mondo appena dopo l’Amazzonia, convivono un migliaio di specie animali e oltre 1700 tipi di piante. Si naviga alla scoperta del Pantanal con gli occhi che corrono rapidamente dall’acqua verso il cielo e dal cielo verso l’acqua alla continua ricerca di pericolosi alligatori o dei piccoli e grandi uccelli che ne colorano le sponde. Le inviate raggiungono poi il Paraguay, il ponte dei tre confini e le stupefacenti cascate di Iguazu, tra Brasile e Argentina: spettacolo naturale dalla forza impressionante, rese celebri ai nostri occhi dall’indimenticabile film Mission.
Infine, la spedizione varca nuovamente il confine con l’Argentina e prosegue il suo cammino tra serate di tango, cavalli ed azado (caratteristica carne cotta alla brace), fino a sbarcare a Buenos Aires, punto di partenza e traguardo conclusivo di questo viaggio straordinario.
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