Il Grand Raid 2007 guarda verso est, verso terre lontane e, in qualche modo, inafferrabili, ricche di fascino, di storia, di tradizioni e umanità. Si parte a metà luglio dirette in Malesia.
A Kuala Lumpur, dove si atterra, le reporter restano subito affascinate dall’emblema del luogo: le Petrona Towers, con la loro silhouette inconfondibile, si ergono fiere e scintillanti di fronte all’hotel che ospiterà la spedizione per i primi giorni. E non appena le inviate abbassano lo sguardo, ecco ad attenderle anche i cinque Pick-up rosso fiammante che le accompagneranno in questo lungo viaggio. Dopo una breve visita alle famose torri, la serata si conclude con una cena folkloristica in stile malesiano, dove musica e danze si alternano ai sapori della più antica tradizione. Il viaggio, l’indomani, comincia proprio all’insegna delle specialità locali, dalle cucine del Trader’s hotel (dove si alloggia) alla scoperta della China Town più esuberante dove il team ha modo di assistere alla preparazione di una cena tipica a base di rana.
L’indomani sarà la volta del Palazzo Reale, del Tempio cinese e della Little India, un piccolo scorcio di mondo angusto e pittoresco. L’incontro con i giornalisti, presso le concessionarie Mitsubishi della zona, è l’ultimo appuntamento prima della grande partenza per Fraser’s Hills. Da qui la carovana rossa si dirige verso Nord fra distese di frutta e interminabili piantagioni di tè fino a raggiungere i confini con la Thailandia. Il team, lungo la strada, fa sosta a Cameron Higlands nei pressi della giungla, dove una Strawberry Farm, una tipica piantagione di fragole, almeno per qualche ora regala alle inviate un gradevole rifugio dal caldo. Il percorso continua verso nord tra bancarelle di frutta, abitazioni spartane, cascate d’acqua dolce e vegetazione esuberante.
Risalendo verso Alor Setar, quasi al confine con la Tailandia, si fa sosta a Kuala Kangsar, la città reale rinomata per la manifattura del vasellame e per la magnifica moschea di Ubudiah, impreziosita con cupole dorate e minareti. Ad Alor Setar, sarà poi la volta dei palazzi in stile Tai e della famosa Moschea Zahir, in stile moresco, tra le più antiche della Malesia. Visitata la moschea si prosegue verso Krabi e una volta sbrigate le formalità doganali, ecco le donneavventura varcare il confine con la Tailandia e raggiungere Phuket attraverso il ponte SARACIN che collega la terraferma alla penisola. Malgrado la ricostruzione, sono ancora visibili i segni dello Tsunami del 2006 e le inviate provano una strana sensazione ad aggirarsi per queste strade dove la natura incontaminata e lussureggiante non ha mancato di mostrare l’altra faccia della medaglia: quella della sua potenza soverchiante e distruttiva.
Tra mercatini di frutta, specchi d’acqua per la pesca e allevamenti intensivi di gamberi che punteggiano il Parco Nazionale Sao, il viaggio continua diretto a Bangkok.
Si procede lungo il confine con la Birmania fino a raggiungere il Mekong River e, costeggiando le sue sponde, si entra in Laos. Qui le piste si fanno impegnative e sempre più frequenti sono i guadi da affrontare. In pochi giorni la carovana raggiunge il confine con il Vietnam, precisamente l’isolata frontiera di Dien Bien Phu, chiusa al traffico comune ma non alle giovani report. Dopo una lunga attesa, infatti, i loro mezzi possono transitare e vengono scortati dalla polizia per tutto il territorio vietnamita. Piccoli villaggi e grandi città vengono attraversati a sirene spiegate in mezzo a migliaia di biciclette, bambini, passanti e ciclomotori sgarruppati. Si alternano scene di vita quotidiana dove animali al pascolo, risaie e piccoli mercati si susseguono via via come le immagini di un quadro dove a cambiare sembra essere soltanto la stagione. Siamo nel periodo dei monsoni e ai giganteschi temporali fanno da contraltare le visioni struggenti delle risaie illuminate e delle terre polverose che arrostiscono nel sole. Dopo una navigazione nella baia Ha Long in un’atmosfera magica ed irreale, la carovana volta la prua diretta a sud per ripercorrere il “Camino di Ho Chi Minh”, una rete di sentieri sterrati che corre parallela al confine con il Vietnam.
Oltre all’incontro con i rifugiati Birmani, il team ricorda con stupore l’abilità delle donne locali, capaci di remare utilizzando solo i piedi mentre con le mani lavorano la lana.
Una volta a Saigon, Donnavventura viene accolta da grandi festeggiamenti. La spedizione, però, deve continuare, navigando lungo il fiume Mekong, dove ha sede uno dei più grandi mercati galleggianti del mondo. Si entra in Cambogia con i pick-up che procedono a fatica tra frequenti uscite di strada e piste rese scivolose da uno strato di fango argilloso. È ancora lungo il Mekong River che si sviluppa la vita di questo popolo che vive perlopiù sulle palafitte dei water village in condizioni di grande disagio, almeno per l’occhio di un europeo. Il contrasto diventa ancor più estremo una volta raggiunto il grand hotel dove passare la notte, non lontano dall’ Angkor Wat, uno dei templi più maestosi al mondo. Da qui il team riparte per tornare in Thailandia fino a raggiungere Bangkok, la grande capitale. Anche in questo contesto colpiscono i colorati mercati galleggianti, così come i templi dorati abitati da grandi comunità di monaci, riconoscibili dalle tuniche rosse o arancioni.
Purtroppo certi viaggi riservano spesso anche sorprese spiacevoli e, infatti, in uno dei piccoli villaggi incontrati lungo il tragitto l’intero team viene colpito da un’infezione intestinale che lo obbliga a una sosta forzata in ospedale. In seguito, su una piccola imbarcazione si attraversa la Birmania. E’ una scelta strategica che consente alle inviate di evitare i tumulti per le strade, scosse in quei giorni dall’insurrezione dei monaci in guerriglia. Ed è in una notte di tempesta, con il mare illuminato dai fulmini, che capita di intravedere la carovana delle canoe di legno degli zingari del mare.
L’avventura continua con il ritorno in Malesia, fino a raggiungere il Borneo, Saba e Sarawak.
Qui, per km e km, non si vedono altro che immense foreste di palme che si ritrovano a colonizzare tutte le terre circostanti. Le piste percorse sono spesso impraticabili, ma le tante difficoltà non impediscono comunque alle inviate di raggiungere la costa orientale dove si trova un caratteristico arcipelago di isole punteggiate di palafitte e di baracche galleggianti. Ci sono, tuttavia, alcuni scorci paradisiaci, come l’isola di Mantanani, con lodge attrezzati per un soggiorno turistico, o come, a nord di Kota Kinabalu, la selvaggia Mataking, un’altra perla di sabbia bianca. Il Borneo, inoltre, con le sue foreste ed i suoi parchi regala incontri ravvicinati con la fauna tipica del luogo, dall’orangotango alle piccole scimmie nasiche.
Nella giungla, il team entra poi in contatto con il fiore più grande e pesante del mondo: la Rafflesia. Si tratta di una pianta parassita priva di tronco, foglie e radici, la cui unica parte visibile al di fuori della vegetazione-ospite rimane proprio il fiore, enorme e colorato.
E dato che si trovano nel Borneo, una visita al sultanato dei Brunei sembra quasi obbligatoria. E per l’ennesima volta Donnavventura viene accolta da grandi festeggiamenti, sorrisi e curiosità. Un’altra avventura dentro l’avventura, quella di una carovana infaticabile, mai paga di partire, di scoprire nuovi mondi …e poi di fare ritorno per provare a raccontarceli!
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