






Il nostro viaggio è appena iniziato ed io da questi primi giorni, ho già gli occhi pieni di luce. Il Mar Mediterraneo come non l’avevo mai visto mi si è presentato davanti il primo giorno a Marsa Matruh, in una distesa di acqua cristallina incontaminata con sabbia bianca, che ha quasi acciecato la mia vista.
Ho scoperto alcune cose nuove dell’Egitto, un luogo che non avevo mai avuto il piacere di conoscere da vicino. Il mare, la sua storia più che antica e… i datteri, sono sicuramente le sue carte vincenti, o almeno quelle che per ora ho conosciuto. L’olio è uno degli alimenti più diffusi, così come i datteri che si trovano in tutte le salse: datteri in olio di cocco, datteri appena colti dagli alberi, biscotti ai datteri, marmellata di datteri... Un alimento che per ora non è mai mancato nemmeno nel deserto! Il terzo giorno siamo partiti per una delle oasi più magiche dell’Egitto e l’unica che io abbia mai visto in tutta la mia vita. L’Oasi di Siwa: un posto incantato, lontano dalla realtà, dove le tradizioni si conservano ancora con gelosia.
Hossan, detto Falco, è un egiziano che ama la storia del suo paese e la conosce alla perfezione e ci accompagna in questi giorni raccontandoci ogni segreto. Ci ha mostrato l’oasi in ogni sua perla e sfaccettatura. La storia egiziana ha dell’incredibile.
Dalla regina Cleopatra ed i suoi vizi, ad Alessandro Magno, un greco con l’amore per l’Egitto che è riuscito a conquistare, anche un po’ furbamente, il cuore di questo popolo.
Sin dalle prime civiltà, l’aldilà ha avuto più importanza della vita stessa. Ornamentavano ogni tomba in base al potere economico avuto e ancora oggi si possono vedere geroglifici e disegni sulle mura di alcune di esse, che rispecchiano la storia del defunto e la sua personalità. Nel’Oasi di Siwa, su una delle montagne dedicate al cimitero dei morti, ho trovato persino un osso umano quasi completamente intatto, che data la grandezza presupponiamo essere stato un femore! Una cosa che mi ha stupita, inquietata ma anche affascinata, facendomi rendere conto di quanti anni siano passati, quante idee, quante culture, credenze, persone… Guardavo la sabbia che calpestavo e mi chiedevo quante volte il vento l’avesse cambiata, quel vento del deserto che ha un potere incredibile, quanti segreti può nascondere forse nessuno mai lo saprà! Leviga, modifica e modella ogni costruzione che da millenni resta e resiste lì, regalandoci il mistero di un tempo immobile. Quel luogo ha così scatenato in me un senso di riflessione interiore, che non avrei mai immaginato.
A Siwa, troviamo Shali, una cittadella costruita in Karshif, un materiale composto da fango, sale e argilla con il quale i Siwi ancora costruiscono le proprie case. Shali fu creata per proteggere quell’oasi che ha sempre fatto gola per la sua incredibile ricchezza, grandezza e leggende. Si diceva fosse la terra sacra, su cui Adamo ed Eva furono mandati dall’Eden, spinti giù da Dio, per dar inizio alla vita. Di fatti è ricca di beni primari, seppur nel bel mezzo del nulla. Pensate che sotto di essa scorrono canali di acqua dolce che riescono a far crescere e mantenere una ricca vegetazione. Veri e propri laghi di sale le fanno da confine, presentandosi come distese infinite, di un colore bianco come la neve, che creano pozze di acqua azzurra di un tono sgargiante, riflettendo i colori del cielo e del deserto. Lì mi sono trovata davanti ad una immagine naturale che non mi sarei mai aspettata. Ci siamo potute immergere in esse, stando attente a non tagliarci o bruciarci con il sale, provando una sensazione di leggerezza incredibile, perché galleggiare non era sicuramente un problema anzi, facevamo fatica a tenere i piedi saldi sul fondo. Sembrava di stare sulla luna, fluttuando come se non ci fosse gravità!
Passammo dal sale al deserto vero e proprio, che raggiungemmo dopo una quantità di controlli fuori norma, ma sicuramente ne è valsa la pena! Un mare di sabbia che ha colorato i miei occhi di giallo, fine come zucchero a velo, che volava intorno a noi mossa dal vento del Sahara, il sole che scottava sembrava non dar fastidio. Tutto era così primordiale, la dolcezza di quel deserto non la dimenticherò mai e spero, ma sono certa, che torneremo a trovarlo perché il viaggio è lungo e noi abbiamo appena iniziato a sognare.
E poi… Le piramidi! Esse non rappresentano solo una comune meta turistica, ma l’eterna grandezza della storia egiziana ed il genio umano che ha sfidato e continua a sfidare le Ere. Fermarci ad ammirarle sotto i loro piedi e toccare quelle mura, è stato un viaggio intimo tra il passato e l’immortale magnificenza, così come non l’avevo mai percepita prima.
Vanessa
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