






9 settembre, tra le oasi dei deserti occidentali Siwa, Bahariya, Dahkla
In questi giorni da dopo il Cairo, ho già cominciato a vederci giallo!
Abbiamo navigato per il deserto sostando qua e là per pranzi sotto capanne, cene, pause panoramiche e ricariche d’acqua. Passando notti sotto cieli puliti, che non ti fanno perdere nemmeno una stella. Quello che mi è successo è una cosa nuova, perché il deserto così non l’avevo nemmeno nella mia immaginazione, e mi ha fatto innamorare un po’.
Qui ho scoperto, con estrema meraviglia, che spesso nei deserti si possono incontrare resti fossili di conchiglie e non solo, anche animali e vegetali, che vivevano ben oltre quaranta milioni di anni fa! Eh sì, perché dove oggi è una distesa di sabbia sconfinata, prima era il letto di un mare profondamente immenso che, con il tempo, i cambiamenti climatici, e le tempeste di sabbia, si è ritirato lasciando il suo ricordo per sempre. Non è forse una magia questa natura?
Ti rendi davvero conto della quantità di sabbia che giace sui suoi letti solo quando ci passi sopra. Intorno a te km e km di distese gialle, bianche, nere, il deserto cambia sfumatura, cambiano le sue luci. Ogni tanto qualche oasi qua e là ti colora di verde e blu, altre volte il nulla infinito. Non pensavo davvero potesse aprirti così tanto il cuore, nella mia testa era sempre stato molto, ma molto, più piccolo di così. Guidare là sopra è stata una sensazione adrenalinica ricca di libertà. La parte più sudata, letteralmente, è stata quando ci siamo insabbiate, tutte quattro! Divise in due macchine, la prima si è salvata con qualche accelerazione in più, mentre all’altra invece, quella mia e di Chiara, abbiamo dovuto darle una mano, o meglio una spinta! È così che una faceva retromarcia e l’altra, con l’aiuto di uno dei nostri uomini, spingeva da davanti. E via di corsa, tutte sudate risaltiamo a bordo pronte a ripartire.
Guidare lì in mezzo è stato come stare sull’oceano e navigare verso l’orizzonte, senza badare a cosa ti succede intorno perché la strada è solo tua. Guardi avanti e percorri centinaia di km senza bisogno di guardarti indietro, gli specchietti retrovisori perdono quasi la loro utilità.
Sembra un po’ come la vita: una strada tutta dritta, qualche buca da schivare, alcuni buoni consigli per non insabbiarsi, e ben poche distrazioni concesse perché lì si chiamano miraggi.
E via dritto, senza mai guardarsi indietro!
10 settembre, sotto le stelle
È l’ultima notte in tenda, ancora nel mezzo del deserto bianco. Sono qui fuori seduta su una sedia, sotto un cielo pieno di stelle, così vicine e luminose come non le avevo mai viste. Appena il campo spegne ogni luce, emerge anche la Via Lattea, uno spettacolo mozzafiato, difficile descrivere a parole quello che sto provando. Questa sera per salutarci, le persone del posto ci hanno organizzato uno spettacolo in pieno stile beduino. Hanno acceso un bellissimo fuoco ipnotizzante, che scoppiava in mezzo al buio pesto. E mentre uno di loro preparava un thè, noi ballavamo, urlando e saltando vicini come se ci conoscessimo da una vita. danzavamo e ridevamo, senza parlare. Bastavano gli occhi, le risate, le mani intrecciate per qualche girotondo ed eravamo felici. C’era qualcosa di raro nell’aria. Le musiche beduine e i buffi passi di danza mi hanno fatto un po’ sognare ed immergere in quel loro semplice mondo, quello fatto di sole, sabbia, frutta e rapporti umani. C’è qualcosa di più saggio? Avrei voluto che questa notte non smettesse così in fretta. È in questo posto che so che lascio un altro pezzetto di cuore... Speriamo di non lasciarlo tutto in Egitto entro la fine del viaggio! Mi piacerebbe, ma il mondo è cosi grande e non smette mai di stupirmi. Ho cosi tanto da imparare che sento di non volermi fermare.
Donnavventura è un po’ anche questo, quando capisci che di diventare Donna non si smette mai e che vuoi un’Avventura per tutta la vita.
13 settembre, rotolando verso sud
Sempre più a sud del Deserto Occidentale, ho cominciato a vedere zone sempre più verdi, messe qua e là fra le montagne ancora desertiche, un contrasto di colori tale che sembrava ci fossero due climi differenti a distanza di pochissimi km. Questa è un’altra magia possibile, perché è sotto le oasi che scorrono canali d’acqua capaci di far miracoli, basta trovarli!
Così, a Dakhla sbucano anche le mucche, che pascolano e scorrazzano per quelle distese di un verde acceso. I ricchi orti e campi sconfinati, sono un affascinante contrasto con quelle dune dorate del Sahara che li abbraccia. Il clima resta sempre molto caldo però e va peggiorando più ci si avvicina al Tropico, ecco perché sono pochi i cavalli e moltissimi gli asini, che trainano carretti e persone, agricoltori e pastori, da soli ma anche con le intere famiglie. Proprio come splendide scene di tempi antichissimi, case in argilla sono ancora in piedi intorno a noi. Tutto è davvero primordiale ma incredibilmente sano. Non ho mangiato niente che non fosse buono, soprattutto pomodori, pollo, tanto mango e… datteri, ovviamente!
Il vento è caldo come un asciugacapelli e un po’ accecante, alza la sabbia in innocui tornadi e la notte canta una musica piacevole senza fermarsi.
Questi infiniti tragitti non sono facili da percorrere né da organizzare, è per questo che scorte su scorte di militari e poliziotti, non ci hanno mai lasciati soli, accompagnandoci soprattutto su strada facendo da testa-coda per la nostra carovana.
Nei giorni di lunghi spostamenti, si davano il cambio ad ogni ora partendo con noi senza mai farci fermare, già preparate su strada per il nostro passaggio e, come in una staffetta, si intercambiavano con grande sincronia!
Siamo sulle strade verso l’oasi più a sud del deserto occidentale, quando ci fermiamo per una sosta a bordo di un’arida strada. C’è una piccola casetta che sembra anch’essa fatta di sabbia, come i castelli che facevi da piccola sulla riva, con appostata la solita macchina della polizia pronta ad aspettarci per dare il cambio all’altra. Tutti vestiti di bianco, incredibilmente puliti come non lo sono nemmeno io dopo la colazione.
Il signore che vive lì, ci offre un bagno, prepara un caffe e thè per tutti, sembrava quasi ci conoscessimo già. I nostri drivers sempre pronti ad aiutare, non mancano l’occasione di mettere un po’ di musica dalle nostre macchine e così balliamo anche un po’.
L’armonia nell’aria ha creato altri sorrisi inaspettati, gli ennesimi.
ho imparato un po’ di cose facendo questi lunghi viaggi in macchina, dove solo noi e il deserto facevamo da protagonisti.
Ora so che per slittare sulla sabbia senza rimanerne risucchiati, è necessario sgonfiare sempre un po’ le gomme, e rigonfiarle quando si torna sul primo accenno di cemento. Solo così puoi domarla al meglio e slittarci sopra come un surfista.
L’unica strada che taglia il Sahara ha spesso delle enormi crepe, capaci di farti saltare in aria se prese nel modo sbagliato. Questo perchè il terreno lì sotto è così mobile e vulnerabile, che quando passano grandi camion di trasporto merci, con il tempo lo crepano e lo spaccano letteralmente in due. È frutto di una grande forza naturale ma sembrano uscite da un qualche film di fantascienza. È una vera e propria avventura affrontare il deserto, perché se vuole ti frega subito, non hai scampo. Dune di sabbia morbide e profonde, miraggi, venti caldi, sabbia negli occhi e un sole che spacca le pietre. Ma è per questo forse se ha quel fascino di grandezza e potere inarrestabile.
15 settembre, Chiara e Aliai
Questo viaggio è iniziato in quattro, ma continua da domani con un piccolo miscuglio:
Chiara e Aliai ci salutano! Sembrano ormai passati un paio d’anni da quando abbiamo preso in mano quelle quattro valigie e siamo partite dalla redazione di Milano.
Anche questa sensazione oggi mi è nuova e non nego che sentirò la loro mancanza in ogni giornata. La verità è che, per rompere quel misterioso iceberg, non avrei potuto trovare compagne di viaggio migliori. Pronte a ridere, sollevarti, abbracciarti e anche a spingere macchine di qualche tonnellata per tirarti fuori dai guai della sabbia.
Aliai è spavalda, tosta, dallo sguardo penetrante, con quei suoi occhi azzurro cielo che si abbinavano ad ogni colore. È una donna dal cuore sensibile, anche se la sua determinazione ti potrebbe far dire il contrario. È un po’ pazza come me e ci appoggiamo spesso idee spericolate, che sono sempre le più divertenti. È un’amante degli animali, nessuno escluso. È una donna libera, vissuta, con un carattere impossibile da domare, per me è una vera Donnavventura!
Chiara, con la sua voce disciplinata, calma gli animi. La sua risata poi li riscrolla un po’!
Lei è un’eterna bambina, quella che torna dall’isola che non c’è ma solo per farti un saluto, perché poi deve andare, non può certo stare sempre nel mondo dei grandi, se no si romperebbe l’incantesimo. La sua eterna giovinezza conquista grandi e piccini. Le persone così le riconosci dagli occhi e dal sorriso, cose che in lei sono inconfondibili.
Sono fiera di aver imparato a camminare con loro in questo nuovo e meraviglioso viaggio. Mi hanno aperto all’immensa voglia di conoscere tutte quelle Donne di cui tanto si parla negli aneddoti di ognuno, devono proprio avere tutte personalità così straordinarie come le loro, è così che ora le immagino.
La curiosità, è una proprio una caratteristica che accomuna le Donnavventura!
Io e Giulia siamo pronte a salutarle e a condividere il resto del viaggio con Alice e Clarissa, che per me sono ancora tutte da scoprire e, grazie all’esempio più ideale che potesse capitarmi, non vedo l’ora.
Che poi dove ci porterà ora questo viaggio? Lo scopriremo giorno per giorno, andando un po’ alla cieca come piace a noi, portandomi addosso con leggerezza la stanchezza del caldo egiziano e quelle due matte che porterò sempre con me e che spero di rincontrare in qualsiasi altra parte del mondo un giorno. Continuerò a scoprire nuove cose, con tutto il mio entusiasmo e oltre, perchè questa volta avrò quattro occhi in più!
Una frase che suona bellissima nella mia testa. Mentre le lettere scorrono sulla tastiera del mio computer, rivedo quei due sorrisini buffi là: è così che all’improvviso so di aver trovato due nuove amiche con cui condividere il mondo. C’è forse qualcosa che vale di più?
Vanessa
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