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08/12/2024: Il Reportage di Giulia in Marocco

Ed eccoci qua, di ritorno dalla nostra spedizione in Marocco, ancora con un po’ di polvere del deserto nei capelli e mille ricordi che fanno a gara per il primo posto nella classifica delle cose più belle. Partiamo dall’inizio, a Casablanca, dove davanti alla maestosa moschea di Hassan II siamo rimaste senza fiato. Alta, imponente, regale… insomma, la tipica costruzione che ti fa venire voglia di fare cento foto da ogni angolazione, sperando che la tua umile fotocamera possa catturare almeno un decimo della sua bellezza.

Con gli occhi ancora pieni di meraviglia, ci siamo diretti verso nord-est, verso quella che ormai è diventata per noi “la città dei puffi”: Chefchaouen, la famosa città blu. Ma non è solo blu, no. È azzurro, celeste, turchese, cobalto… un arcobaleno di tonalità che ti avvolge in un’armonia rilassante.

Poi è stato il turno di Fes, che non dimenticherò mai per due cose: le sue concerie e le tintorie. Ora, si, è vero, le concerie puzzano. Ma che spettacolo! È stato super affascinante vedere tutti quei vasconi di colori, con le persone che ci lavorano dentro (letteralmente, dentro!) con una dedizione che ti commuove, è stato unico. Chiaramente dobbiamo ringraziare le persone che all’entrata ci hanno dato un mazzolino di menta, perché senza di quella probabilmente saremmo morte dal puzzo! Abbiamo poi attraversato la medina, piena di botteghe di artigianato locale, fino ad arrivare alle tintorie, dove mi sono subito saltate all’occhio le mani dei lavoratori, che erano macchiate dai pigmenti, come fosse un simbolo di orgoglio e fatica.

Dal caos colorato di Fés, siamo volati verso il deserto del Sahara, nel Merzouga. Al tramonto, in groppa ai cammelli, mi sentivo un po’ una principessa berbera e un po’ una turista che non sapeva bene come bilanciarsi su quella sella traballante. Il panorama era da brividi, abbiamo avuto anche la “fortuna” di vedere il deserto post-alluvione (che risale a circa 2/3 mesi fa), e dunque con un “laghetto” ai piedi delle dune dorate, che creava un gioco di riflessi emozionante. E poi la guida su quelle infinite montagne di sabbia, dove ci siamo messe alla prova! Adrenalina pura, risate e un pizzico di “ok, questa volta ci capovolgiamo” (per fortuna non è successo).

Infine, siamo tornati verso la civiltà, fermandoci a Marrakech, dove la medina e la piazza Jamaa el-Fna ci hanno regalato un mix di sapori, odori e suoni. E che dire della bancarella di Aysha? La numero uno. Non solo per il cibo (buonissimo!), ma anche per quel sorriso contagioso che ti fa sentire a casa anche a migliaia di chilometri di distanza.

E poi, il gran finale: Essaouira, la città dei surfisti. Qui l’oceano sembra non finire mai, con onde lunghe e maestose che si infrangono sulle spiagge e sulle rocce. È stato ipnotico osservare il mare mentre il vento giocava con i nostri capelli e le tavole da surf sfidavano le correnti. Amo guardare il mare arrabbiato, e ritrovarmi in una camera di Hotel, con la vetrata a picco sull’oceano è stato magico, un’esperienza straordinaria.

Non posso non citare il cibo locale, che ci ha accompagnato in queste due settimane: il cous cous, sicuramente il mio piatto marocchino preferito, la tajin di pollo e verdure e il pane arabo caldo.
Insomma, il Marocco ci ha regalato di tutto: avventura, relax, sapori, paesaggi mozzafiato e tante risate. Sono contenta di aver condiviso questo viaggio con Alice, Laura e Aurelia… ho legato tanto con tutte, tanto che mi sembra di conoscerle da sempre.
Torno a casa con tante emozioni che resteranno sempre con me!

Giulia


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