






Molto spesso mi sento chiedere: “Viaggi ancora con Donnavventura? Ma viaggi proprio?” e la risposta è “Sì, viaggio ancora” e continuerò a farlo fino a che c’è ne sarà la possibilità.
Viaggiare regala emozioni nuove ogni giorno, apre la mente e insegna a guardare le cose da prospettive diverse e ad essere grati per quello che si ha.
Il viaggio di quest’anno mi riporta indietro nel tempo perché la prima parte si svolge in Egitto, paese protagonista del Grand Raid del 2010 che è tra le spedizioni che ho amato di più. Quell’anno è stato ricchissimo sotto ogni aspetto, avevamo attraversato il deserto, dormito nelle oasi, navigato lungo il Nilo e il lago Nasser e visto ampia parte dei monumenti simbolo dell’antico Egitto, dalle piramidi all’impressionante tempio di Abu Simbel. Avevo condiviso quei 110 giorni di viaggio con una squadra affiatata, che ha reso il lavoro più leggero e ha riempito l’atmosfera di risate.
Quest’anno le premesse sono altrettanto buone! Il programma di viaggio è vario e interessante, le neo reporter con cui sto viaggiando promettono bene, la squadra è compatta, solida e le risate non mancano.
In questa prima settimana abbiamo esplorato il territorio del governatorato di Matruh a cominciare dal suo capoluogo, Marsa Matruh affacciata sul Mar Mediterraneo. In questa zona il mare ha colori meravigliosi, la spiaggia è bianca e la sabbia fine si intrufola tra i capelli e non se ne va più.
Rientra nella stessa giurisdizione anche l’oasi di Siwa, che abbiamo raggiunto spingendoci a sud per 300 chilometri, avvicinandoci all’attuale confine libico. L’isolamento dovuto alla lontananza dal Nilo e da mare ha fatto si che si sviluppasse in modo autonomo rispetto al resto del Paese. L’osservanza delle tradizioni è la cosa più importante, è una comunità all’interno della quale la famiglia di appartenenza determina tutti gli aspetti della vita.
L’oasi è ricca di sorgenti d’acqua, grazie alle quali abbondano ulivi e palme da dattero; al limitare del verde si aprono da un lato laghi salati che regalano inattesi scorci di bianco e azzurro, mentre dall’altro si estende un deserto paglierino dalle timide dune che si infiammano con la luce del tramonto.
Lasciamo Siwa e raggiungiamo Il Cairo, e devo confessare che mi è sembrato meno caotico di qualche anno fa; paradossalmente anche il mercato di Khan el-Khalili, è tranquillo, forse perché siamo arrivate durante la preghiera del mezzodì, quindi non c’è l’abituale ressa e l’atmosfera è insolitamente raccolta e calma, come calmo è il quartiere copto, con le sue stradine strette e le chiese decorate con icone sacre.
Ci siamo dedicate anche alla parte archeologica a partire dalla piana di Giza con le grandi piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. Gli aggettivi si sprecano: maestose, imponenti, straordinarie, ad ognuno suscitano emozioni diverse, per quanto riguarda me, quella sensazione di stupore e stordimento, riaffiora ogni volta che mi trovo al loro cospetto. Mi viene spontaneo chiedermi: “Ma come avranno fatto”? Le ipotesi più plausibili le conosco, le tecniche utilizzate, i materiali, gli stratagemmi per il trasporto dei blocchi calcarei… Ma per quanto le risposte a questa domanda si siano fatte sempre più accurate, restano quel fanciullesco stupore e quell’incredulità di fronte a tanta meraviglia.
Finalmente sono riuscita anche a vedere la piramide a gradoni di Saqqara, antesignana delle più note piramidi di Giza; sono frutto dell’ingegno di Imohtep, primo architetto della storia che, con l’introduzione della pietra come materiale da costruzione al posto dei mattoni di terra cruda, ha reso i monumenti egizi immortali. Fa impressione pensare che esistano da oltre 4500 anni!
L’Egitto regala sempre nuove emozioni nuove scoperte, stiamo per lasciare la capitale, domani si cambia capitolo e si va verso le oasi.
Chiara
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