RICOLARONCATOFRANCOROSSOJEEP
 

Oasi, palmeti e datteri.

24/06/2024 - 28/06/2024

Locuzione "terra inzozzata”
Vasta area individuata tra Djerba e Tozeur
La Tunisia intera
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, e più
Terreni pieni di rifiuti,
buste blu che svolazzano tra gli alberi,
dune di immondizia che si alternano a quelle di sabbia.
Nelle strade deserte di Tozeur
I treni passano ancora lenti o non passano più.
Qui la gente prepara rifugi nelle chiese abbandonate
E nel deserto astronavi per viaggi interstellari
Ma la verità è solo una.
Il treno non passa più

Battiato riuscì a prendere l’ultimo treno, ma non per visitare il deserto di Tozeur bensì per seguire i binari che portavo alla corrente mistica dell’islam: il sufismo. Qui il treno passa ancora e nei binari si illuminano i sentieri. Ogni nota, ogni passo è un atto di fede, un viaggio nell’anima, un sogno che procede. A Tozeur il sufismo danza in tanti cerchi accesi cercando l’Uno, questa presenza da tanto tempo ricercata in ogni religione, qui diventa quel Dio descritto come l’Amato, il Sorgente della luce e dell’amore, l’Essenza che permea ogni cosa. I Sufi narrano storie, tante storie, una di queste fa così: in un tempo lontano scoppiò una lite furiosa tra Zeus, il re degli dei e la sua amata, che era una dea dal cuore indomabile e dallo spirito libero. Zeus decise di correre via e trovare rifugio in terre lontane. Attraversò valli e monti fino a raggiungere un luogo dove il cielo incontrava la terra in un toccarsi d’acqua e sabbia: il mar chiuso, il lago salato. Il mar chiuso, adesso chiamato Chott el-Jerid, diventò il suo santuario. Col cuore pesante osservava da lontano la sua amata, così il lago salato divenne il simbolo del loro amore tempestoso.
Noi Donnavventura corriamo per tutta la Tunisia e ci rifugiamo in un’oasi di pace, siamo sotto una palma, davanti a noi una cascata si infrange tra le rocce. Qui l’umanità sembra sia uscita dalla pietra. In questo luogo capisco che le più belle poesie si scrivono sopra le pietre con i ginocchi piegati e la mani aguzzate dal mistero.
In questa terra di santi e falsi eroi, dove la realtà e la finzione vanno a braccetto, vi è un nuovo modo di concepire la vita, un nuovo modo di affrontarla. Noi Donnavventura, noi viaggiatrici non abbiamo i soldi, qui per me la mia moneta diventa la poesia. Ho scoperto che posso comprare tutto con essa.
Il caldo è tanto, ed ancora una volta in un’oasi ci rifugiamo. Ad ogni passo che facciamo calpestiamo datteri, distese di datteri. Qui i palmeti creano un tessuto infinito sulle nostre teste. Proprio in questo spicchio di spazio Nabil ha aperto un museo dedicato a questo frutto. L’uomo iniziò a osservare che la palma gli somiglia. Ha bisogno d’acqua, ha bisogno di esser coccolata, è proprio come una bella donna, solo se la tratti bene lei sarà sempre felice. Nel paese delle palme gli uomini che vi abitano mangiano all’incirca mezzo chilo di datteri al giorno. Alla fine qui la fame non si fa, con tre datteri al giorno vivono gli abitanti del deserto. Stanno bene loro.
Il problema però in queste terre d’oriente è che t’innamori molto facilmente. Gli uomini qui ti ammaliano, ti seducono e poi… un’italiana mi ha confessato che è difficile vivere qui. Le amicizie sono dei sogni fragili.

 
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