28/06/2024 - 30/06/2024
Noi visitatrici di dune e confini, arriviamo in un luogo dove le dune son finite ed il deserto anche.
Nessuna valle ombrosa ci trattiene, nessuno dei fiori che si attorcigliano alle nostre gambe ferma il nostro continuo camminare.
Davanti all’acqua di un mare cristallino, entriamo in una leggenda. All’interno di una fortezza ci ripariamo dal sole, alla ricerca di un angolo d’ombra che ci regali dell’aria fresca, giochiamo a che un giorno delle principesse in un antico edificio si nascondevano dagli attacchi dei nemici. Con vestiti d’oro e d’argento, c’è chi aspetta marito, chi è già maritata, chi lo vede arrivare da lontano sulla barca. E si pensa all’amore, ma non vi è tempo per pensarci. Con quel mucchio modesto di cose da fare non avendo davanti il largo tempo, il respiro si consuma e cadono i capelli. Ma gli occhi sempre più si riempiono di meraviglia. Un grande colosso si erge davanti a noi: l’anfiteatro romano El Jem. Il testimone divino dei giochi e degli spettacoli. Sarebbe bello che qui le pietre potessero parlare, potessero raccontarci le grandi gesta, le memorie immortali di giorni distanti.
Mare, deserto, fortezze, anfiteatri sono sordi e muti, sordi e muti son cielo, sole e luna. Pur se nel cielo vedi una folla di stelle, l’una di loro è più solitaria dell’altra, l’una di loro è più dolce dell’altra, l’una di loro ha più da raccontare dell’altra; ognuna è come noi disperata, come noi vagabonda nell’azzurra distesa dei cieli. È una carovana che non sapeva niente del viaggio e non ha preso sufficienti provviste.
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