RICOLARONCATOFRANCOROSSOJEEP
 

Sei donne alla ricerca della verità.

30/06/2024 - 02/07/2024

Nella terra delle umane pulsioni, sei donne si introducono nel mercato del pesce, qui gli uomini iniziano ad entrare in confusione. Nel mercato del pesce inizia una rivoluzione. Ai pescivendoli non gli interessa più vendere il pesce, vorrebbero comprare una delle sei Donnavventura. Iniziano ad urlare in arabo. Una confusione totale si alza da quel pavimento bianco tutto bagnato di succo di pesce. I pesci volano ed arrivano sulle sei donne tutti gli schizzi, tutti odorano di pesce. Di corsa scappiamo.
Il sole ci infiamma il viso. Ci ripariamo in un piccolo atelier di un signore che fa mosaici. Qui sono raffigurate sei donne alla ricerca della verità. In un mare tempestoso le donne si dimenano con le braccia alte per non affogare, di fronte a loro un occhio, la verità. Una delle sei donne quella con gli occhi marroni incappucciati ha già trovato la verità, è in piedi davanti all’occhio del mondo, lei sa bene il viso che si nasconde dietro quell’occhio e per questo è sempre calma e paziente. Un’altra, invece, quella con gli occhi color miele è rassegnata dalla verità e per questo lascia spuntare solo due mani, la sua faccia è immersa in un mare che la copre tutta. Le altre quattro cercano disperatamente di emergere dall’acqua dimenandosi, senza freni. Tra le quattro vi è una con gli occhi persi nei colori, si riempiono d’interpretazioni poi restano indecisi sui colori, a volte mentono a fonti e sensazioni. Gli occhi di un’altra donna si allargano e si rimpiccioliscono a seconda delle sensazioni. Si allargano quando un serpente con le piume esce da una finestra dell’anfiteatro romano e si rimpiccioliscono quando in realtà scopre che era solo un’ape che stava volando in una rovina, altre volte si spengono poeticamente come il nulla. Altri occhi risaltano nella notte, alle volte fissano il vuoto e con un’occhiata a mandorla tingono di nero le pelli. Gli ultimi occhi tremano al sentir rumori nella notte, e si muovono sempre in mille espressioni. Siamo noi, le sei Donnavventura che stanno scoprendo qual è la verità che vi è dietro l’occhio sempre aperto di colui che tutto vede. C’è l’occhio della fotografa, l’occhio della risata, l’occhio della precisione, l’occhio della mamma, l’occhio di chi l’ha fatta grande e l’occhio della curiosità poeta.
Io scrivo poesie con le mie processioni di poeta errante
Io scrivo con le terre aride
In una casa tipica tunisina
Lascio fuori un’insegna
Una formula contro il malocchio.
In un piattino pieno di ghiaccio immergo la mano sperando che un giorno si sgonfi dal pizzico d’amore.
Per caso questa terra è diventata santa
Non perché i laghi, le colline e gli alberi fossero copia del paradiso celeste, ma perché un profeta ha camminato laggiù, ha pregato in un monastero, il Ribat, che ha pianto, ed è svenuto per il troppo calore, è crollato di sudore. Ora il Ribat è diventato un museo di polvere. Migliaia di soldati sono morti laggiù.
Da entrambi le parti tombe disperse ci conducono al mausoleo di Habib Bourguiba. Sotto una gran cupola dorata riposa il primo presidente della Tunisia. Il più amato dalle donne, colui che disse: “Donne! Avete il dovere di liberarvi, non solo per voi stesse, ma per la società tutta. Perché una società che opprime le sue donne non potrà mai essere libera.”
Lei sei Donnavventura arrivano dunque sull’isola delle palpebre, qui abbandonate a loro stesse, chiudono gli occhi.

 
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