RICOLARONCATOFRANCOROSSOJEEP
 

Una giornata piena di incontri a Djerba.

Qual è il senso del nostro destino insensato? Perché siamo in Tunisia? Perché ci svegliamo la mattina tutti i giorni tramite una radiolina? Perché si può fare la pipì solo su richiesta? Perché dobbiamo aspettare che ci dice buonanotte tramite la radiolina per andare a dormire? Perché, perché, perché… Quando hai tempo ti fermi a pensare e capisci che c’è bisogno di una rivoluzione. Il mondo ha bisogno di donne forti per iniziare la rivoluzione. Arriviamo al Souk e qui ancora una volta vi è l’uomo che vende la frutta, l’uomo che vende la verdura, l’uomo che è seduto al bar, l’uomo che vende il pesce. E la donna dov’è? Oggi io mi sono alzata su quella sedia alta al centro del mercato del pesce a condurre IO l’asta del pesce. Udite, udite: oggi il pesce lo vende una donna!
Se avessimo viaggiato in un’altra epoca di certo non avremmo lasciato le nostre valigie in un resort, ma saremmo arrivate su cammelli e cavalli al Fondouk Caravanserai, il luogo di incontro dei viaggiatori. Qui avremmo alloggiato, ci saremmo riposate e avremmo fatto scambi di merci. Oggi arriviamo qui, ma a piedi, senza animali e senza valigia, solo per la semplice visita.
Camminando lentamente tra le vie del mercato alzo lo sguardo e rimango incantata. La mia bocca si apre senza volerlo, in lontananza vedo un uomo con abito e turbante blu. Mi sorride, la sua dentatura è d’argento, i suoi occhi verdi riflettono sul blu dei vestiti. “Io sono un uomo blu!” mi dice. Il fascino di questi uomini è sconvolgente. Le parole che ci siamo scambiati erano un privilegio, con la voce bassa l’uomo tuareg parlava o forse rideva, parlava con una voce così bassa che mi costringeva ad avvicinarmi. Gli Uomini Blu sono un gruppo etnico berbero nomade del deserto del Sahara. Lui parla perfettamente italiano. Alla fine quando viaggi ti rendi conto che il mondo parla innumerevoli linguaggi.
Nell’assurdità di questo mondo tutte noi sappiamo bene quali sono le leggi della comunicazione: quando non conosci la lingua ridi, gesticola, parla lo stesso, inventa una lingua, non smettere mai di comunicare. E così anche l’arabo può diventare una lingua a te vicina. Seguendo la luminosissima scia dei colori arriviamo alle tinte sgargianti dei tanti fili di seta che si intrecciano tra di loro. Un uomo seduto su una sedia, con i piedi dirige l’orchestra del tessuto. Sembra un pianista di piedi che, separando bastoni di legno, equilibra il filo e crea un tessuto. Con le mani lancia una piccola barchetta. Tesse tutto il giorno senza fine.
La bacchetta del mago si agita, ecco pronte le nostre macchine!
Una musica araba ci accoglie da Dar Jilani, un santuario d’arte e tradizione, dove il tempo sembra sospeso tra antiche radici e nuovi germogli. L’anima creativa di Jilani risiede propriamente nel dipingere gli oggetti che incontra nella natura.
E finalmente mare
Mare
mare
Vi è dentro a questo mare il deserto e tuffi e acrobazie e giocondità sul mare.
Un mare che ti fa venir voglia di un gran riposo. Un mare che ti stanca alle volte. Così ti siedi, respiri e quando espiri un fumo bianco esce dalla tua bocca. Inspiriamo ed espiriamo, un sapore di anice ci inonda la bocca. Siamo allo shishà, ci alziamo barcollanti del troppo fumare e cadiamo così nel sogno della notte.

 
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