RICOLARONCATOFRANCOROSSOJEEP
 

Una musica tunisina ci guida nelle strade di Douz.

Siamo ai confini del mondo in una terra che sembra sia stata bombardata dal tempo. L’avventura dell’uomo in oriente e in occidente è fatta di guerre e colpi per la terra. È una sposa della quale noi tutti siamo martiri, quell’incantatrice è senza di tutti e con tutti! Ma ora questa sposa che ha a che fare con noi sempre vaganti? È proprio nell’infinito vagare che orientati da una musica tunisina incontrammo l’addio al nubilato del cugino di Fatma. A celebrarlo erano solo donne: bambine, vecchie e giovani.
Quando il mio piede ha varcato la soglia dell’entrata in una follia mi pareva di stare. Mi hanno tirato per il braccio e tra la folla mi hanno insaccata al centro. Qui una vecchia aveva due ciabatte al posto delle mani e mi ha invitato a ballare muovendo il bacino, siamo arrivate fin sulla terra con il sedere, e muovevamo il bacino all’impazzata, ma la donna che mi stava dietro iniziò a guardarmi male, molto male. Non voleva che ballassi con il bacino, potevo muovere solo le spalle.
In questa terra un secondo prima ti baciano il collo e ti purificano il sesso, un secondo dopo ti cacciano via a bastonate. Loro però sono belle, belle assai. Le vedi tutte agghindate a festa, con gioielli dorati e vestiti colorati e ti vien voglia di rimanere lì per tutta la giornata.
Ci facciamo spazio tra il centinaio di donne e balliamo fino a che le gambe non si iniziano a piegare da sole. Questo è il viaggiare che a me piace.
Quando sono entrata mille occhi mi hanno accolto dentro la loro casa, mille occhi truccati di donne euforiche: allora io ho perso i sensi, ho capito che quel lago di donne era un mare dorato dove avrei potuto ballare per sempre. Perché alla donna le piace ballare, sempre ballare, solo ballare, è come un fiore che vuole solo ballare.

 
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