Il vento è la fortuna delle viaggiatrici. Il vento trasforma le dune, ma il deserto rimane sempre uguale. La porta del deserto si apre: Signore e signori ecco a voi le dune! Le camminanti dune di Douz, le selvatiche magnifiche dune in perfetto disordine, sollevate dal respiro della terra, spettinate, queste dune sembrano bestie accucciate distese, creano un arcaico panorama.
È che siamo donne fortunate noi! Alle volte nella vita ti capita la fortuna. La fortuna è il fabbro del destino, è il postino del cielo, il falegname di culle e bare. E qui di tombe ce ne sono. Mai avevo visto un cimitero nel deserto. Fiori, croci, lapidi tutte disperse tra le dune sabbiose. Come possono vivere delle anime sotto la sabbia? Ci penso, ci penso, ma non mi viene in mente niente.
Ogni tanto io penso che l’ispirazione è la fortuna dei solitari e che in questo viaggio non sarebbe stata la mia alleata. Ma qui le parole cadono come piume sulla sabbia. Alla fine dentro di me vi è un movimento di sensazioni, questa è la fortuna del mio poter scrivere. Non dipende da me se un giorno scrivo e l’altro no, alle volte l’ispirazione s’interrompe e l’ispirazione è la fortuna dell’atleta che si mette all’opera. E ora su questi dromedari io leggo poesie, poesie di terre qui vicine, poesie che cantano così “Il miraggio è il libro del viaggiatore nei deserti. Senza di lui, senza il miraggio, niente cammino in cerca d’acqua”. Sedute in sella a un dromedario miriamo la fine del viaggio del sole. La luce già non è più alta.
Alle porte della notte dico alla mia compagna di stanza: se proprio ci occorre un sogno che sia semplice e che ci somigli: sogno che questa spedizione in Tunisia per me finisce prima del previsto, ma per iniziarne subito un’altra, chissà per dove…
Dal diario di Clarissa
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